GABRIELE MORONI
Cronaca

Del Gaudio-Roveri, servono altri accertamenti per fare di due delitti un solo caso

Ipotesi serial killer per la morte di Gianna Del Gaudio e Daniela Roveri: la labile traccia di Dna non basta

Gianna Del Gaudio e Daniela Roveri

Gianna Del Gaudio e Daniela Roveri

Bergamo, 15 ottobre 2017 - Lo scorso gennaio il confronto delle autopsie sui cadaveri delle due donne aveva escluso che i delitti fossero opera della stessa mano. E anche il nuovo accertamento affidato dalla procura di Bergamo al Ris di Parma viene prudentemente motivato come uno “scrupolo investigativo”. Suggestivo il punto di partenza, che se avesse un seguito indirizzerebbe le indagini in una direzione completamente nuova: una stessa traccia di Dna legherebbe l’omicidio di Gianna Del Gaudio e quello di Daniela Roveri. Identiche porzioni di cromosoma sarebbero state trovate su un guanto a pochi metri dal corpo di Gianna Del Gaudio, la professoressa in pensione di 63 anni uccisa nella cucina della sua abitazione di Seriate, la notte fra il 26 e il 27 agosto 2016, e sotto le unghie di Daniela Roveri, manager di 48 anni assassinata nell’androne del suo palazzo di Colognola, il 20 dicembre dello scorso anno. In entrambi in casi era stata usata un’arma affilata. Per l’omicidio Del Gaudio è iscritto nel registro degli indagati il marito, l’ex capostazione Antonio Tizzani. Nessun indagato, invece, per il giallo Roveri.

L’aplotipo Y è la parte del Dna che viene trasmessa per linea paterna, uguale fra padre e figlio. Non sono però impossibili punti di contatto fra persone che appartengono allo stesso ceppo (in questo caso il ceppo caucasico). Il confronto risulterebbe altamente significativo, determinante ai fini investigativi se esistesse una corrispondenza di più regioni cromosomiche. In questo caso significherebbe che i due omicidi avvenuti in terra bergamasca sono stati compiuti dalla stessa mano o da persone di sesso maschile imparentate fra di loro. E Antonio Tizzani uscirebbe di scena. «L’aplotipo Y - dice il genetista forense Giorgio Portera, consulente della difesa di Tizzani - è formato da un numero di regioni molto ampio. È una questione di compatibilità. Per avere un significato dal punto di vista investigativo e quindi per ipotizzare che l’aplotipo Y appartiene alla stessa persona o a due soggetti imparentati per linea paterna, sarebbe necessaria una corrispondenza di almeno 15 regioni, 15 zone del Dna. Se il dato degli aplotipi dell’omicidio Del Gaudio si sovrapponesse a quello del delitto Roveri, difficilmente sarebbe un caso. Si tratterebbe di una corrispondenza statisticamente molto alta».