Covid, il report di Ats Bergamo: parametri quasi da zona bianca

Sono 54 i nuovi contagi su 100mila abitanti in una settimana. Il sindaco Gori era stato tra i primi a chiedere la deroga alla zona rossa in Lombardia

Personale sanitario all’interno di un reparto Covid

Personale sanitario all’interno di un reparto Covid

Bergamo, 19 gennaio 2021 - Da città simbolo della prima ondata di Covid a territorio che secondo i dati dell'Ats avrebbe i parametri per essere inserito in zona bianca. E' il caso di Bergamo. In una settimana 54 nuovi contagi su 100mila abitanti, contro i 370 di media nazionale, una percentuale di positivi al Covid rispetto al numero dei tamponi del 5%, contro il 9% lombardo e il 10,7% a livello nazionale, e un numero totale di persone attualmente positive di 1.496, dunque 134 ogni centimila abitanti, un quarto rispetto alla media nazionale di 578. Sono questi alcuni dei dati contenuti nel report dell'Ats di Bergamo, ora all'attenzione del Cts nazionale. Si tratta di dati ben lontani da quelli che definiscono la zona rossa, piuttosto sono vicini a quelli per la zona bianca, che ha fra i requisiti non più di 50 contagi ogni centomila abitanti.

Anche sull'occupazione dei posti in ospedale "i livelli di saturazione - sottolineano dall'Ats - appaiono entro i limiti del livello 1". Nella sintesi del report si parla di "un quadro attuale di stabilità" legato a "un'immunità di popolazione di ampia diffusione" e al "forte senso di responsabilità dei cittadini". Il Pirellone ha appena annunciato il ricorso al Tar contro la zona rossa, ma nei giorni scorsi proprio Bergamo era stata una delle prime realtà a chiedere la deroga: "Crediamo fermamente che si possano comprendere le difficoltà e le sofferenze dei cittadini dei nostri territori e in particolar modo gli studenti, le loro famiglie e gli operatori dei settori economici costretti alla chiusura o a una sostanziale limitazione delle rispettive attività - le parole del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori -. Tali limitazioni sono necessarie e doverose ovunque gli indicatori di diffusione del contagio segnalino situazioni di pericolo. Dove viceversa le condizioni epidemiologiche siano oggettivamente migliori, riteniamo si giustifichi l'esenzione".