Corsi sulla sicurezza obbligatori "Ma la lingua diventa una barriera"

Anche gli ispettori parlano solo italiano: difficile rilevare le possibili criticità

Corsi sulla sicurezza obbligatori  "Ma la lingua diventa una barriera"

Corsi sulla sicurezza obbligatori "Ma la lingua diventa una barriera"

Corsi per la sicurezza obbligatori, ma erogati solamente in italiano: per chi non conosce la lingua, è come non farli. "La barriera linguistica è il primo grande ostacolo alla sicurezza sul lavoro per i lavoratori stranieri. Eppure non sarebbe difficile abbatterla, rendendo obbligatori i corsi di italiano per chi chiede il permesso di soggiorno e, dall’altra parte, prevedendo almeno l’utilizzo anche della lingua inglese".

A rilevarlo è Niane Ibrahima (nella foto), segretario generale Fillea Cgil Brescia, nonché vicepresidente della Cassa Edile di Brescia. "Sono tanti i lavoratori di origine straniera che fanno lavori non in linea con la loro qualifica – racconta – anche laureati, che devono fare degli esami integrativi per poter vedersi riconosciuto il loro titolo di studio. Accettano, quindi, qualunque lavoro, per poter vivere e contemporaneamente studiare e poi riuscire a fare altro".

Spesso finiscono nei cantieri edili, nella logistica, in agricoltura, tra i settori dove si registrano anche i numeri più elevati di infortuni, anche mortali.

"Non c’è un obbligo a fare corsi di italiano per il permesso di soggiorno – spiega Ibrahima – chi li segue, lo fa volontariamente. Tanti, quindi, fanno i corsi sulla sicurezza, che sono obbligatori per l’edilizia, ma non conoscono l’italiano e, d’altra parte, questa formazione viene erogata solo in questa lingua. Anche gli ispettori che vanno nei cantieri parlano solo italiano, per cui anche in quel momento in cui ci si potrebbe avvicinare, fare formazione, recepire criticità, c’è questa barriera".

La Cassa Edile di Brescia ha provveduto a tamponare, con un sito multilingue. "Non parliamo, poi, di aziende che non passano dall’ente bilaterale, ma fanno fare corsi a cui in realtà i lavoratori non partecipano. Abbiamo trovato noi stessi casi di lavoratori che risultavano aver seguito corsi in presenza in regioni del Sud".

Federica Pacella