Omicidio Yara, Bossetti: "Sono un uomo distrutto ma innocente. Continuo a lottare"

L'avvocato del muratore di Mapello condannato all'ergastolo: "Nuovo ricorso in Cassazione per l'accesso ai reperti. Noi non ci arrendiamo"

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Bergamo - Nel giugno di 7 anni fa, Massimo Bossetti veniva arrestato per l'omicidio della 13enne Yara Gambirasio. Il muratore di Mapello condannato all'ergastolo in tutti e tre i gradi di giudizio continua a proclamarsi innocente e da tempo chiede nuovi esami sulle tracce biologiche rinvenute sui vestiti della vittima. Ma recentemente, la Corte d'Assise di Bergamo, nonostante un nuovo pronunciamento della Cassazione favorevole alla difesa di Bossetti, ha detto ancora una volta no all'accesso ai reperti. Uno dei legali di Bossetti, Claudio Salvagni, afferma a Cusano Italia Tv: "Noi non ci arrendiamo e per questo abbiamo già presentato un ulteriore ricorso in Cassazione, visto che nelle tre precedenti occasioni, la Suprema Corte ci ha sempre dato ragione. Ora quindi andremo in Cassazione per la quarta volta perché è un nostro diritto e un diritto di Massimo Bossetti vedere quei reperti rimasti ed esaminarli".

"La decisione della Corte d'Assise di Bergamo ha dell'incredibile in quanto fa a stracci i principi fondamentali del diritto - continua il legale di Bossetti - Ci vorrà quindi ancora del tempo ma credo che la Cassazione ci riconoscerà il diritto di riesaminare i reperti. Mi chiedo come è possibile che la Corte di Bergamo nelle precedenti occasioni non abbia tenuto conto del pronunciamento della Cassazione a noi favorevole, decidendo solamente di chiuderci la porta in faccia. Tutto questo è assurdo. È chiaro ed evidente che da parte dei giudici di Bergamo c'è l'intento di evitare di riaprire il caso, impedendoci di riesaminare quei reperti. Ripeto, non capisco perché: se non pensando male. Spero che questo stucchevole valzer, Cassazione-Corte di Bergamo prima o poi finisca".

Sulle condizioni di Bossetti, Claudio Salvagni ha inoltre riferito di averlo incontrato in carcere pochi giorni fa "trovandolo molto provato. E comunque Massimo mi ha detto "sono disperato, non so più che cosa devo fare. Avvocati continuate a lottare, ho fiducia di voi e non smetterò mai di lottare perché sono innocente. Lo faccio per me, per i miei figli e perché so che Yara non ha avuto giustizia". Sempre più un uomo distrutto; il carcere è duro, ancora più duro se lo vivi da innocente. Non a caso è controllato costantemente dagli operatori penitenziari per evitare che commetta qualche insano gesto".