
Bomba alla scuola di polizia. Anarchico in carcere
Incastrato dal Dna trovato su un brandello di zaino bruciato con la pentola a pressione imbottita di polvere pirica e 5 chili di idrocarburi esplosa la notte del 18 dicembre 2015 davanti alla Polgai, ma anche dagli errori grammaticali ricorrenti. Sempre gli stessi riscontrati in una serie di rivendicazioni apparse sui siti anarchici. “Piaciere“ anziché “piacere“, “vitta“ al posto di “vita“, “ataco“ di “attacco“. L’autore delle sgrammaticature sarebbe per la Procura Juan Antonio Sorroche Fernandez, insurrezionalista spagnolo che sconta in carcere a Terni la condanna definitiva per l’attentato alla sede della Lega Nord di Villorba (Treviso) del 12 agosto 2018, e già condannato (in 1° grado) per un attacco fotocopia al Tribunale di sorveglianza di Trento nel 2014. Ieri, in cella, al 46enne di Girona è stata notificata una misura cautelare anche per la bomba piazzata davanti alla scuola di polizia di Brescia 8 anni fa. Dopo un’indagine che non aveva isolato elementi dirimenti, Sorroche fu fermato nei boschi di Marmentino nel maggio 2019. Da un paio di anni era ricercato per i fatti di Treviso. Aveva trascorso la latitanza nel Bresciano grazie al supporto di alcuni amici (uno, Manuel Oxoli, è già stato condannato per l’aiuto fornito, e l’indagine continua). Nel frangente dell’arresto furono rinvenute 2 pentole Lagostina che spinsero la pm Erica Battaglia a riaprire l’inchiesta sulla Polgai, "un fatto particolarmente grave anche per il valore simbolico del bersaglio" ha sottolineato ieri il procuratore Francesco Prete. "I reperti rinvenuti sul luogo dell’esplosione sono stati rianalizzati da un consulente che ora, grazie alla scienza, ha permesso di rilevare su un pezzo di straccio trovato vicino allo zaino utilizzato per portare l’ordigno un profilo genetico misto compatibile con quello di Sorroche", ha spiegato il questore, Eugenio Spina, in conferenza stampa con, tra gli altri, i vertici di Digos e Direzione centrale della polizia di prevenzione (Ucigos). Decisiva per la risoluzione del caso si è rivelata anche la rivendicazione apparsa nel gennaio 2016 su un sito a firma di una sedicente cellula anarchica ‘Acca’, in cui lo scoppio della Polgai veniva collocato come l’esordio del cosiddetto ‘Dicembre nero’, progetto insurrezionalista-sovversivo che si riprometteva di colpire a livello internazionale lo Stato.
Beatrice Raspa