Bergamo, assolto il "Bocia": carismatico, non cattivo

Alla festa dell'Atalata non violò la sorveglianza speciale

Claudio Galimberti, 45 anni, è conosciuto col nome di Bocia

Claudio Galimberti, 45 anni, è conosciuto col nome di Bocia

Bergamo, 12 gennaio 2019 - La corte di giustizia europea salva il “Bocia”. Il leader degli ultrà dell’Atalanta, al secolo Claudio Galimberti, 45 anni, era imputato di violazione della sorveglianza speciale: non poteva partecipare a riunioni sportive e a riunioni pubbliche, ma il 10 luglio 2016 (quando ancora era sottoposto alla misura di sicurezza poi revocata il 26 ottobre 2017) aveva partecipato allo stadio di Bergamo alla presentazione della sua squadra del cuore, stagione 2016-2017. Ieri il giudice monocratico del tribunale di Bergamo, Stefano Storto, ha assolto il Bocia «perché il fatto non sussiste» (l’accusa aveva chiesto 4 mesi di carcere), citando - nelle motivazioni della sentenza - proprio il pronunciamento della Corte di giustizia europea, recepito ad aprile anche dalla Corte di Cassazione, in cui si lamenta che il concetto di riunione pubblica contenuto nella norma è troppo ampio e non ben definito. «Nell’elenco dei luoghi di riunione pubblica – sottolinea il difensore del capo dei tifosi, l’avvocato Andrea Pezzotta – ci sono ristoranti, discoteche, persino aule giudiziarie. Siamo al paradosso che se Galimberti si fosse presentato per il processo che lo vedeva imputato, avrebbe rischiato di infrangere la norma». Oltretutto, rimarca Pezzotta, «non si trattava di un incontro di calcio con presenza di tifosi avversari, né una contestazione, ma di una festa».

E il fatto che ormai il Bocia si fosse messo sulla buona strada (da giugno 2016 lavora nel ristorante di un conoscente), ribadisce il difensore, è stato dimostrato dalla revoca della sorveglianza speciale perché secondo i giudici erano venuti meno alcuni tratti di pericolosità sociale del capo ultrà, descritto con carisma e tratti da Braveheart, un caso più adatto ai sociologi che ad un giudice.