FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Bergamo, violenza sessuale in pronto soccorso: medico finisce a processo

San Giovanni Bianco, secondo l’accusa il professionista si sarebbe strusciato più volte contro un’infermiera. I testimoni: "Era su di giri e si rifiutava di visitare i pazienti"

L'ingresso del pronto soccorso di San Giovanni Bianco

Quel giorno, 1° settembre del 2018, il medico K. D. , 51 anni, origini russe, residente nella Bergamasca, a processo per violenza sessuale nei confronti di una infermiera, era di turno al Pronto soccorso dell’ospedale di San Giovanni Bianco che fa capo all’ Asst Papa Giovanni XXIII. Secondo l’accusa si sarebbe strusciato più volte contro di lei, l’avrebbe anche palpeggiata. Il medico aveva raggiunto il presidio con la moto. E parcheggiando sembrava su di giri. Un particolare che aiuta a capire quello che è avvenuto più tardi. All’epoca dei fatti K.D. lavorava per conto di una cooperativa di Treviglio.

Era stato mandato a San Giovanni Bianco per sopperire a carenza di personale per coprire i turni e servizi che altrimenti rischiavano di restare scoperti. Un problema che affligge il sistema sanitario. Dopo essere stato spostato ad Alzano Lombardo e Seriate, ora esercita come libero professionista. Prima udienza del processo davanti al tribunale collegiale. In aula è presente l’imputato al fianco del suo difensore, avvocato Alessandro Turconi. Più indietro la vittima, l’infermiera che ha presentato denuncia per violenza sessuale, assistita dall’avvocato Giovanni Bertino. Anche l’Asst Papa Giovanni XXIII si è costituita parte civile.

"Quel giorno sembrava particolarmente euforico, alterato, su di giri: non era mai capitato altre volte. Si rifiutava persino di visitare i pazienti", è il racconto dell’infermiera che ha fatto denuncia. Quel giorno K.D. cominciava il turno in Pronto soccorso alle 20. " In ambulatorio oltre a me, il medico e altre due colleghe. Si è portato alle mie spalle - prosegue – e si è strusciato contro di me. "Torna al tuo posto", gli ho detto. "Accendi il pc e lavora". Più tardi sarebbe tornato alla carica. Giudicato incapace di portare a termine il turno in pronto soccorso l’imputato viene sostituito dal dottor Gianluca Cadeo, referente all’epoca a San Giovanni Bianco per il Pronto soccorso. "Al telefono avevo chiesto al collega di effettuare un esame tossicologico completo. Mi aveva risposto di sì, salvo poi cambiare idea. Quando sono arrivato era chiuso in bagno. Quando ho aperto la porta, era allagato e nel cestino c’era un boccetta di Lexotan".