"Sei una stalker". In guerra le regine del beach volley Greta Cicolari e Marta Menegatti

Parte il processo. La denuncia della giovane veneta: "Messaggi minacciosi, una vita da incubo"

Greta Cicolari (a sinistra) insieme a Marta Menegatti

Greta Cicolari e Marta Menegatti (Italia) esultano al termine dell'incontro vinto contro Anastasia Vasina e Anna Vozakova (Russia) al Beach Volleyball Swatch World Championship in corso al Foro Italico, Roma, oggi 16 giugno 2011. ANSA / ANDREA STACCIOLI

Bergamo, 1 dicembre 2018 - Per anni le loro imprese e le loro vittorie hanno fatto sognare gli appassionati italiani di beach volley. Poi, nel 2013, la coppia si è sciolta ed è iniziato un lungo periodo di litigi, che dura tutt’ora. È iniziato ieri, davanti al giudice monocratico del tribunale di Bergamo, Laura Garufi, il processo che vede imputati per stalking la campionessa bergamasca Greta Cicolari, i suoi fratelli Alessio e Cristiano e il suo fidanzato Dimitri Lauwers. Le vittime, che si sono costituite parti civili, sono l’ex compagna di Greta Cicolari, la veneta di Rovigo Marta Menegatti, un’altra giocatrice italiana di beach volley, Daniela Gioria, e l’ex allenatore azzurro della coppia Cicolari-Menegatti, il brasiliano Lisandro De Carvalho.

Gli imputatiI, difesi dagli avvocati Michele Pontecorvo di Roma eMichele Ribaudo del foro di Bergamo, secondo le contestazioni, avrebbero stalkerizzato sui social network le presunte vittime, pubblicando a partire dal 2013 foto e post minacciosi, persecutori e diffamatori. Come lo scatto che rappresenta la Menegatti in campo, pronta a ricevere la battuta dell’avversaria, con due salami in mano. O il post, rivolto sempre contro la Menegatti: «La tua invidia non è riuscita a rovinare minimamente la mia vita». Tutti messaggi riconducibili, per l’accusa, dai profili nella disponibilità degli imputati.

Ieri è stata ascoltata la testimonianza di Marta Menegatti, che per oltre un’ora ha ripercorso quello che lei stessa ha definito ’un incubo’. Prima dell’inizio dell’udienza, però, il giudice Laura Garufi, ha invitato le parti a trovare un’intesa, magari anche risarcitoria, per non dar vita a un processo che rischia di andare troppo per le lunghe. «Questa situazione – ha spiegato Marta Menegatti – ha avuto ripercussioni sulla mia vita, tanto che mi sono dovuta rivolgere a uno psicologo perché soffrivo di continui stati d’ansia. Era molto complicato rimanere concentrata per le gare. Tutt’ora non sono tranquilla, ho il terrore di trovarmeli a bordo campo in qualche competizione, a tifare per le mie avversarie. Come è accaduto lo scorso mese di agosto a Catania (episodio che però non è oggetto di contestazione, ndr)». E ancoraA: «In alcuni casi la federazione di pallavolo, da me avvisata, ha provveduto ad allertare i carabinieri per assicurarmi la tranquillità necessaria durante le gare. Ai miei sponsor sono inoltre arrivate delle mail denigratorie nei miei confronti, in cui vengo messa in cattiva luce e che ledono la mia immagine. Per questo ho dovuto subire la rescissione di un contratto». Insomma in tribunale adesso si sta giocando un’altra partita. Giudiziaria