Bergamo, papà dona un polmone al figlio: "Non ci ho pensato due volte". Il bimbo sta bene

Il piccolo ha lasciato l'ospedale a poco più di un mese dall’intervento di trapianto. "Era malato, ora non sta fermo un attimo. Per me non c’è cosa più bella da vedere, è meraviglioso e sono felice"

Bergamo, 27 febbraio 2023 -  "Non ci ho pensato due volte: si tratta di salvare la vita a tuo figlio e non ti tiri indietro". La sua voce tradisce emozione. Ánduel, 34 anni, operaio di origine albanese che da cinque anni vive in una cittadina del centro Italia con la moglie Ornéla, 35 anni, è il papà che ha donato al figlio di 5 anni una parte del proprio polmone in quello che è stato il primo trapianto di polmone da donatore vivente eseguito in Italia.

L’intervento al Papa Giovanni XXIII di Bergamo il 17 gennaio. Mario (nome di fantasia, ispirato al personaggio dei videogiochi Super Mario Bros, di cui il piccolo è appassionato) è stato dimesso dall’ospedale il 21 febbraio, e nello scorso fine settimana assieme al papà è uscito per la prima volta assieme per una passeggiata. Segnali incoraggianti di una normalità tanto agognata dopo un calvario durato anni. "Lui era malato da due anni, avevo pensato che già il trapianto di midollo che aveva fatto potesse risolvere il problema ma non è stato così. Invece grazie a Dio e grazie ai medici è andato tutto bene, adesso potrà andare all’asilo, giocare con gli altri bambini. Lui non sta fermo un attimo, mangia poco e gioca tanto. Per me non c’è cosa più bella da vedere, è meraviglioso. Sono felice, adesso lo vedo correre e giocare come gli altri bambini".

L’intervento era durato undici ore e con un centinaio di persone che si sono avvicendate fra i vari turni nei diversi ruoli. Il piccolo resterà ancora per qualche tempo a Bergamo per sottoporsi ai controlli post-trapianto. Poi potrà tornare a casa e ricominciare una vita normale. La sola limitazione per il padre riguarda una riduzione del 20% del volume polmonare complessivo. Va però considerato che le normali riserve polmonari di un uomo adulto consentono, nonostante questa limitazione, non solo di condurre una vita del tutto normale, ma anche di eseguire attività sportiva.

Il bimbo era affetto dalla nascita da talassemia e un trapianto di midollo dal padre aveva peggiorato le cose, causando la malattia da trapianto contro l’ospite. E’ il 2019 quando Mario inizia a dare segni di malessere. All’ospedale Mayer di Firenze arriva la diagnosi: talassemia. Seguono due anni di trasfusioni, il trapianto del midollo dal padre che genera la malattia da trapianto. Subentra una grave complicanza, i farmaci usati per il trapianto danneggiano i polmoni. Urge un trapianto. Di qui la decisione dei medici dell’ospedale di Bergamo di effettuare sul bimbo il trapianto di cinque segmenti del lobo inferiore destro del polmone del padre.

"Ricordo – racconta Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità di chirurgia generale 3 del Papa Giovanni XXIII - che la prima volta che ho esposto l’ipotesi di trapianto da vivente i genitori non hanno avuto un secondo di esitazione. Se non l’avesse proposto lei l’avremmo proposto noi, mi hanno detto. La cosa più emozionante per me è vederli insieme". "E’ stato un lavoro di equipe in cui molti operatori in perfetta armonia e condivisione hanno raggiunto un risultato che conferma il Papa Giovanni XXIII tra le strutture di eccellenza sui trapianti a livello nazionale", ha sottolineato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ospedale cittadino.