Investiti e uccisi ad Azzano, il gip non crede al gesto volontario: mancano le prove

Il magistrato, che ha concesso i domiciliari a Scapin, non crede alla ricostruzione ipotizzata dalla Procura

Matteo Scapin e la sua auto dopo lo speronamento

Matteo Scapin e la sua auto dopo lo speronamento

Bergamo, 14 agosto 2019 - Un vetro infranto «probabilmente colpito con una bottiglia», momenti di concitazione che hanno «destabilizzato» Matteo Scapin che quindi forse «in preda al panico e cercando una via di fuga dopo lo scoppio del lunotto posteriore, abbia, anche a causa dello stato di ebbrezza, male affrontato il sorpasso del motociclo a bordo del quale si trovavano le vittime».

Il gip che ha convalidato l’arresto del trentatreenne di Curno lo ha comunque tolto dal carcere una settimana fa, mandandolo ai domiciliari e derubricando l’accusa da duplice omicidio volontario a omicidio stradale aggravato dall’omissione di soccorso. Il magistrato non crede alla ricostruzione ipotizzata dalla Procura per i fatti avvenuti in quella terribile notte ad Azzano San Paolo, tra il semaforo che immette sulla Cremasca e il punto dove poi è avvenuto il terribile impatto tra la Mini Cooper di Scapin e la Vespa 125 con a bordo Luca Carissimi, 21 anni, e l’amico Matteo Ferrari, 18 anni. Per il giudice che ha sentito Scapin «le fotografie agli atti non danno prova alcuna di un investimento pieno da parte della vettura, che riporta solo una strisciatura sulla parte anteriore destra»: se l’intento del giovane fosse stato quello di colpire la Vespa, ragiona il gip, «ben più deciso sarebbe stato lo speronamento». Il fatto poi che Scapin, una volta rientrato a casa, abbia chiamato la Stradale per mettersi a disposizione delle forze dell’ordine «depone non in favore di un fatto doloso, ma di un fatto gravemente colposo». Sul punto il giudice non crede però alla versione del trentatreenne che ha affermato, anche in sede di interrogatorio, di non essersi fermato a prestare soccorso per non essersi reso conto dell’incidente: «Ove così fosse stato non avrebbe chiamato appunto la Stradale». Nessun aiuto alle indagini arriverebbe dalle immagini registrate dalle telecamere della zona «che solo danno conto dell’urto».  D’altra parte anche la versione data dagli amici delle due vittime che seguivano la Mini Cooper - secondo cui Scapin ha urtato la Vespa intenzionalmente - non ha pienamente convinto il gip: per il giudice la versione fornita «appare minata nella sua attendibilità dalla circostanza» che i due giovani «hanno negato di conoscere le cause avevano portato alla rottura del lunotto, ed addirittura di averlo visto frantumato» quando «si trovavano proprio dietro» la vettura e la Vespa delle due vittime. Chi ha rotto quindi il lunotto? Chi ha eventualmente lanciato quella bottiglia? Come è avvenuto nel dettaglio quel sorpasso? È su questi punti che ora si sta concentrando il lavoro dei pm bergamaschi.