Arrestato a Bergamo boss della 'ndrangheta ricercato da un anno e mezzo / VIDEO

Simone Cuppari, capo dell'omonima 'ndrina attiva fra Calabria e Abruzzo, era stato condannato a 28 anni per traffico di cocaina

L'arresto di Simone Cuppari

L'arresto di Simone Cuppari

Bergamo, 1 agosto 2018 - Arrestato dai carabinieri a Martinengo, in provincia di Bergamo, il boss calabrese Simone Cuppari, capo della omonima 'ndrina originaria di Brancaleone (Reggio Calabria) e con base a Francavilla al Mare (Chieti). Cuppari era ricercato dal febbraio del 2017, quando era sfuggito alla cattura nel corso dell'operazione "Design", coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di L'Aquila e condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Chieti. Il boss e' stato rintracciato e arrestato dagli uomini dell'Arma in un'abitazione anonima della provincia di Bergamo. Cuppari è stato condannato in primo grado a 28 anni di reclusione per traffico di cocaina dal Tribunale di Chieti lo scorso mese di luglio in relazione alle indagini che hanno portato all'operazione "Shot 2009", e su di lui pendevano tre ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dalle Dda di L'Aquila e di Reggio Calabria e dal Tribunale di Pescara per le operazioni "Sparta" e "Banco Nuovo" condotte dai Carabinieri di Pescara e di Locri.

LE VACANZE - I contatti con la Calabria li teneva attraverso i classici pizzini e lui, che pure non era solito parlare a telefono, alla fine è stato tradito proprio da una telefonata intercettata: quella con cui ha prenotato una vacanza per la settimana di Ferragosto che avrebbe dovuto trascorrere insieme a moglie e due figli a Eraclea Terme. La vacanza gli sarebbe costata quasi 1.600 euro per sette notti, come rivela una telefonata intercettata, una telefonata determinante, effettuata molto presto il 31 luglio e che ha dato la prova ai carabinieri della presenza di Cuppari nell'appartamento di Martinengo dove lo hanno raggiunto la moglie e i due figli proprio in vista della vacanza da passare insieme.

LA LATITANZA - I militari lo cercavano da febbraio dell'anno scorso quando riuscì a scampare al blitz con 19 arresti che portò a smantellare una cellula 'ndranghetistà in Abruzzo. Cuppari in quell'occasione riuscì a sfuggire alla cattura, ma da quel momento i carabinieri di Chieti non gli hanno dato tregua tenendo sotto controllo audio e video decine di utenze telefoniche e possibili nascondigli e soprattutto monitorando i movimenti fra la Calabria e l'aeroporto di Orio al Serio o di alcuni personaggi che, come si è scoperto, portavano pizzini nell'area bergamasca che raggiungevano in aereo per poi ripartire in giornata.

L'ORGANIZZAZIONE - Cuppari, capo della omonima 'ndrina, elemento di spicco di un'associazione per delinquere di stampo mafioso dedita prevalentemente al traffico di sostanze stupefacenti e riciclaggio, con base a Francavilla al Mare (Chieti) e ramificazioni in tutta Italia e che nell'organizzazione è considerato un "vangelista", ovvero uno dei vertici della 'ndrangheta che partecipa alle riunioni dei comitati provinciali per le decisioni.

I PIZZINI - Una tecnica collaudata, quella dei pizzini, usata per comunicare anche con la moglie, durante la latitanza, oltre che per tenere sempre sotto controllo gli affari e magari dare direttive ad affiliati e fiancheggiatori. Sono oltre dieci i pizzini sequestrati, unitamente a otto telefoni, ora al vaglio dei carabinieri e che potrebbero svelare ulteriori aspetti dell'attività criminale di Cuppari che nel frattempo è rinchiuso nel carcere di Bergamo. I carabinieri sono arrivati ai pizzini monitorando alcuni viaggi che non avevano ragione, di alcuni calabresi che partivano per Bergamo in aereo e ritornavano in giornata, muovendosi nel territorio di Bergamo anche solo per andare a prendere il caffè in alcuni bar. Pizzini che venivano lasciati nei luoghi più diversi: cabine telefoniche, sotto i tavolini di un bar, nelle stazioni di autobus e treni.