Tirano, niente pronto soccorso. E la mamma porta la bambina ferita in treno a Sondrio

"Quando siamo arrivati all’ex ospedale però ci è stato detto che non potevano intervenire e la mamma della piccola non aveva la macchina" di GABRIELA GARBELLINI

L’ex ospedale di Tirano

L’ex ospedale di Tirano

Tirano, 10 febbraio 2016 - Sanità e montagna. Un servizio non facile da gestire, ma soprattuto penalizzante per gli utenti (ovviamente per i casi gravi c’è il 112) che non hanno nè patente nè auto. L’ultimo episodio riguarda una bambina di 8 anni. La piccola, dopo essersi procurata una ferita alla fronte giocando in casa e aver raggiunto, accompagnata da un adulto, l’ex ospedale di Tirano, è stata invitata a recarsi con mezzi propri al Pronto soccorso di Sondrio, in quanto nel Tiranese non è più possibile da tempo ricevere alcuna medicazione. Il Pronto soccorso è chiuso da oltre un decennio. Una chiusura rivelatesi nel tempo particolarmente penalizzante e vissuta dai cittadini con grossi disagi. L’ospedale più vicino è Sondalo, una ventina di chilometri, pochi, ma per chi ha una vettura. Altrimenti si va a Sondrio, (25 km).

«La mamma della piccola, essendo sprovvista di auto, mi ha chiesto aiuto e immediatamente ho accompagnato sua figlia all’ex all’ospedale tiranese per medicare il taglio - spiega William Valbuzzi, vicino di casa della bambina -. Quando siamo arrivati all’ex ospedale però ci è stato detto che non potevano intervenire. Sono rimasto molto amareggiato, non certo per gli operatori che fanno il proprio dovere seguendo il protocollo, ma per il declino della nostra sanità. Credo, come molti tiranesi, che urga l’esigenza di avere servizi sanitari in grado di rispondere alle reali richieste dei cittadini. Certo un cerottino magari avrebbero potuto anche metterlo, ma prendiamo atto con dispiacere di come è la situazione attuale». Per ricevere le cure del caso la madre e la piccola sono dovute partire con il treno per raggiungere l’ospedale sondriese con un disagio che si può ben immaginare in aggiunta allo spostamento a piedi dalla stazione fino al punto di soccorso. Tra l’altro la donna è partita da Tirano insieme agli altri suoi due bimbi (una di tre anni, l’altra di soli pochi mesi). «Purtroppo non potevo accompagnarle a Sondrio quel giorno in quanto avevo un appuntamento urgente - ha aggiunto Valbuzzi - In una Tirano definita Slow Food, riconosciuta Patrimonio Unesco e sede della stazione del Trenino Rosso appare davvero inimmaginabile non avere un Pronto soccorso. E’ un territorio che andrebbe salvaguardato».

Nessuna colpa certo è imputabile agli operatori di turno che si sono dovuti attenere al protocollo dell’Areu, in quanto presso l’ex ospedale cittadino da anni non possono più essere erogati i servizi di pronto intervento. A Tirano, infatti, è presente soltanto la guardia medica disponibile lungo tutta la settimana durante le ore notturne dalle 20 alle 8 del giorno seguente, ma attiva 24 ore su 24 esclusivamente nei giorni di sabato e domenica. Certo è che l’impossibilità di medicare la piccola fotografa chiaramente la situazione e riporta alla ribalta la necessità della presenza di un punto di Pronto soccorso in una città di circa 9mila abitanti già da tempo depauperata dei principali servizi.