Svegliarsi dal coma non è solo un sogno: a Monza il piano per i pazienti reattivi

I medici hanno messo a punto un sistema di sollecitazioni che sfrutta la musicoterapia, i massaggi shiatsu, la logopedia, la realtà virtuale, la terapia cognitiva e occupazionale e la fisioterapia

Monza, reparto di terapia intensiva

Monza, reparto di terapia intensiva

Monza, 7 febbraio 2017 - Un movimento inatteso, quello che in un paziente in stato vegetativo fa rinascere la speranza. «Un movimento inatteso», diventa, perciò, il nome del nuovo servizio proposto alla Casa di riposo San Pietro di Monza, sviluppato dall’équipe del progetto Slancio con la coop La Meridiana. Obiettivo, sostenere gli sforzi di quei pazienti da tempo bloccati in un letto che mostrino però qualche segno di coscienza. I medici hanno messo a punto un sistema di sollecitazioni che sfrutta la musicoterapia, i massaggi shiatsu, la logopedia, la realtà virtuale, la terapia cognitiva e occupazionale e la fisioterapia. Costa 150mila euro per tre anni e viene supportato da una fondazione (che ha chiesto l’anonimato) che sosterrà la sperimentazione su una decina di pazienti selezionati sulla base delle speranze di ripresa. «Progetto Slancio segue 60 ospiti di cui alcuni affetti da Sla e una cinquantina in stato vegetativo post trauma - spiega Roberto Mauri, direttore della coop - in questi anni stiamo assistendo ad un miglioramento dello stato di coscienza del 10 per cento di pazienti, una quota nettamente maggiore rispetto alla media. “Un movimento inatteso” avrà lo scopo di consolidare ed estendere questi progressi e perciò stiamo attivando un nucleo operativo che offrirà una riabilitazione per 10 ospiti».

«Ogni paziente potrà avere una stimolazione mirata - spiega il dottor Andrea Magnoni, neurologo - fatta di fisioterapia motoria e respiratoria, abbinata a musicoterapia o altre cure». «Questo progetto – gli fa eco Carlo Monzillo, direttore organizzativo della struttura – ha la peculiarità di offrire una serie di stimoli che partono dalla valenza scientifica dei dati e aggiungono ricerca e creatività, per migliorare la qualità della vita del paziente, ma anche di operatori e familiari». Per questo l’equipe della Meridiana ha avviato la collaborazione con lo staff neurologico della Clinica universitaria del San Gerardo (diretta dal professor Carlo Ferrarese), dell’Istituto Besta che sta realizzando un Data base regionale dei pazienti in stato vegetativo con l’aiuto degli ingegneri del Politecnico e di Michele Aldinio, inventore della prima poltrona per la realtà aumentata tattile. È tutto da inventare... e la legislazione sanitaria fatica a stare al passo con le scoperte sul campo. Da qui il paradosso: la normativa regionale pone a carico del Servizio sanitario i pazienti in stato vegetativo e quelli considerati in stato «di minima coscienza». Chi risponde costantemente agli stimoli viene considerato disabile grave e quindi deve contribuire alle spese per il ricovero.