Pedemontana e diossina, scoppia il caso bonifica. Sei mesi per il progetto

La Regione dà tempi precisi ad Apl per il progetto di bonifica, ma Pedemontana non ci sta: prima bisogna verificare se il piano economico approvato dal Cipe nel 2009 regge il costo del nuovo intervento

I nuovi carotaggi

I nuovi carotaggi

Monza, 20 ottobre 2016 - La diossina c'è. La bonifica dei terreni contaminati dal disastro Icmesa si deve fare, a partire dal progetto che, insieme con le analisi di rischio, dovrà essere presentato da Autostrada Pedemontana Lombarda alla Regione entro sei mesi.

Un'altra tegola, forse la più pesante, per il futuro del cantiere dell’autostrada nata per collegare Malpensa a Orio al Serio attraverso la Brianza. Perché ora che il Piano di caratterizzazione ha prodotto i suoi risultati - 68 superamenti del limite residenziale e verde previsto dalla legge, oltre a 5 superamenti del rischio industriale, che sommati ai dati del 2008 portano il totale a 130 superamenti del limite verde e 16 di quello industriale - il problema è quanto costa bonificare. Ma soprattutto chi paga.

Già, perché Pedemontana ha destinato all’eventuale bonifica 4 milioni di euro, mentre già da mesi il geologo Gianni Del Pero che fa da consulente ai Comuni delle tratte B2 e C, così come gli ambientalisti, hanno stimato un intervento almeno dieci volte più costoso.

La questione è stata affrontata ieri in Regione durante un tavolo tecnico al quale sono stati invitati gli amministratori dei comuni di Barlassina, Bovisio Masciago, Cesano Maderno, Desio, Meda, Seveso e della Provincia di Monza e Brianza, oltre ai rappresentanti di Apl, Arpa, Ats e del Parco regionale del Bosco delle Querce.

A quarant’anni dalla contaminazione, gli ordini di grandezza non si sono sostanzialmente modificati nel tempo a causa della scarsissima se non nulla mobilità della diossina. Questo è il principale risultato emerso dalle analisi del 2016, che seguono quelle del 2008. Di qui l’allarme: l’arrivo delle ruspe potrebbe rimescolare nell’aria i veleni rimasti imprigionati finora negli strati più superficiali del sottosuolo. Un problema che vale per Pedemontana così come per altri futuri cantieri che verranno.

La diossina non scende, ma è rimasta intrappolata a pochi centimetri dalla superficie: non a caso solo in quattro sondaggi sui 387 campioni di terreno prelevati nelle diverse zone del disastro si è andati alla profondità di 20 metri. Ora il problema è come intervenire. I termini e i tempi posti dalla Regione, che sono quelli di legge, sono perentori. Entro sei mesi dall’approvazione del Piano di caratterizzazione vanno presentati analisi di rischio e progetto di bonifica.

Pedemontana prende tempo: bisogna capire - questa la tesi sostenuta al tavolo tecnico da Apl - se il quadro economico approvato dal Cipe nel 2009 regge il costo di questo intervento. Che per quanto riguarda la società è inatteso. Secondo Pedemontana infatti il Piano di caratterizzazione è semplicemente un passaggio preliminare alla realizzazione del progetto esecutivo delle nuove tratte, con una novità - la bonifica - che non era prevista nel progetto definitivo approvato dal Cipe nel 2009. Quindi il piano verrà presentato solo dopo la verifica dei costi.

Pedemontana sta già pensando alla possibilità di rivalersi sugli inquinatori. L’ipotesi ventilata ieri al tavolo tecnico è quella di richiamare in causa la Givaudan. Una strada difficile, se non impossibile, visto che un atto transattivo ha chiuso già da decenni ogni contenzioso fra la controllante svizzera e la Regione.

E tra i problemi che si aggiungono c’è anche quello della bonifica di una vasca di animali contaminati al confine fra i comuni di Desio e Bovisio, all’interno del tracciato autostradale.