"Lo Stato mi ha rovinato, lasciatemi la casa fino all'asta"

L'imprenditore fallito Sergio Bramini chiede un po' di tempo, ma l'ultimatum è scaduto

Sergio Bramini

Sergio Bramini

Monza, 18 agosto 2017 - Giorni fa, un antiquario di Ferrara sotto sfratto ha ucciso moglie e figlio e ha poi rivolto l’arma contro di sé. Pochi giorni prima, in Umbria, un imprenditore a cui le banche non facevano più credito e non riusciva a pagare i propri operai si è sparato. Sergio Bramini, sulla sua pagina Facebook ha condiviso con molta partecipazione queste notizie.

Perché? «Perché si trattava di gente come me rovinata dallo Stato. Perché ti dicono che a essere fallita è solo un’azienda, ma molti pensano che a fallire sei stato tu, come uomo. Ho visto gente che smetteva di salutarmi dopo che le cose per me si sono messe male».

Cosa le è successo? «Ho 70 anni, ero un imprenditore che fatturava 4 milioni di euro all’anno, un benestante, ora lo Stato mi ha ridotto a un pezzente».

Perché lo Stato? «Avevo un’impresa, la Icom, che si occupava di trattamento dei rifiuti...».

E andava bene, no? «Certo, ho una formazione da chimico e già negli anni Settanta avevo curato l’impermeabilizzazione della linea 3 della metropolitana di Milano».

E poi? «Poi ho vinto un mucchio di appalti, molti con l’emergenza rifiuti, al Sud, Sicilia e Campania soprattutto».

E dov’è il problema? «Non mi hanno pagato».

Avanza crediti? «Oltre 4 milioni di euro dal settore pubblico, altri 300mila dal privato».

E come ha fatto? «Ho cominciato a indebitarmi per restare a galla».

Le banche, si diceva... «Mi hanno letteralmente strozzato. Speravo di rientrare dai debiti e invece mi sono ritrovato a fallire».

Cosa farebbe se ritornasse indietro? «Forse quello che in maniera sprezzante mi disse un giudice: “doveva licenziare i miei dipendenti e salvarsi” mi rimproverò».

E invece? «Invece non me la sono sentita: ho continuato a indebitarmi per assicurare uno stipendio ai miei 30 fra operai e dipendenti».

E la Icom? «Alla fine sono stato costretto a portare i libri in Tribunale: sono fallito. Era il 2011. E due anni dopo è stata recepita anche in Italia una legge europea che stralciava la posizione di chi era fallito per colpa dei mancati pagamenti dello Stato».

Nel frattempo aveva commesso una leggerezza imperdonabile. «Per restare a galla, ho pignorato la mia casa, una villa che mi sono costruito a Sant’Albino a Monza».

E adesso ? «Il giudice ha deciso di levarmela».

Cosa farà? «Non solo so. È la mia prima casa, ci vivo con moglie, tre figli e una nipotina. Non ho neppure i soldi per pagarmi il trasloco».

Di cosa vive oggi? «La mia pensione, decurtata dal giudice per venire incontro ai creditori: 800 euro. E faccio qualche lavoretto per tirare avanti, ma ormai non riesco nemmeno a pagare gli avvocati».

Ha però fatto ancora ricorso... «Ho chiesto almeno che mi lascino la casa sino a quando non sarà stata venduta dal curatore fallimentare... solo che il giudice è in ferie».

E lei che fa? «Trascorro le giornate nei pressi della mia villa, col terrore che l’ufficiale giudiziario venga a portarmela via».

Imprenditori in condizioni simili hanno deciso per un gesto estremo... Dobbiamo temere? «Quando ho cominciato a girare davanti ai Tribunali di Monza e Milano per raccontare cosa mi stava accadendo, i carabinieri sono venuti a sequestrarmi la mia pistola: forse temevano che la utilizzassi contro di me... o contro un giudice».

Timore comprensibile... «Non farei male a una mosca. Non darei mai la soddisfazione a chi mi ha rovinato di ammazzarmi, anche se il pensiero confesso che mi è venuto. Ho però una famiglia a cui pensare».

Ha ancora fiducia nella Giustizia? «Se si scoperchiasse il pentolone di come lavorano alcuni giudici e alcuni curatori fallimentari ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Nel corso del mio processo, hanno valutato la mia villa a prezzi stracciati, ora sarà messa all’asta al 667mila euro, anche se vale almeno un milione e mezzo».

Ora d’urgenza è stato stabilito che lei se ne vada entro 10 giorni... ma sono già scaduti. «Una porcata gratuita. Non è stato considerato che mi sono sovraindebitato per colpa dello Stato».

Anni fa aprì uno dei primi club di Forza Italia. «Ma la politica non faceva per me. E i politici che avevo conosciuto si sono tutti volatilizzati. Certo, mi piacerebbe che il nuovo sindaco di Monza, Dario Allevi, venisse a conoscenza di cosa sta accadendo a un suo concittadino che un tempo aveva condiviso i suoi ideali».