Fusione Confindustria Brianza e Assolombarda a un passo

L'assemblea straordinaria degli industriali ha detto "sì" alla bozza, ma non mancano i mugugni

L'ultima assemblea generale pubblica di Confindustria Brianza lo scorso settembre

L'ultima assemblea generale pubblica di Confindustria Brianza lo scorso settembre

Monza, 26 marzo 2015 - Se non è l’ok definitivo, poco ci manca. Martedì mattina l’assemblea straordinaria di Confindustria Brianza ha dato parere favorevole (indiscrezioni parlano di un’ampia maggioranza vicina all’80%) alla bozza di fusione con Assolombarda (già passata due settimane fa in giunta con 28 «sì», 13 voti contrari e un paio di astenuti). Un passo decisivo (non ancora definitivo) verso l’unione visto che l’ultima parola spetterà all’assemblea generale (plenaria che si dovrebbe tenere a maggio) che sarà a quel punto chiamata a esprimersi sullo statuto vero e proprio. Ma è difficile pensare che se è passata la bozza si possa poi bocciare il progetto definitivo.

Un procedimento che se in Assolombarda non incontra resistenze (finora tutti i passaggi dell’iter avrebbero registrato l’unanimità) non trova invece un fronte compatto nella Confindustria di Monza. Milano infatti (4800 imprese associate principalmente nel terziario) si unirebbe ben volentieri a Monza che «porterebbe in dote» circa 1000 aziende, molte manifatturiere. Assolombarda conta già oltre 300 aziende direttamente associate in provincia di Monza. Uno «scippo» storicamente mai ben visto dalla Confindustria territoriale. Ma le cose si sa, cambiano. Non per tutti, però. All’interno di Confindustria Brianza ci sono imprese (il settore del mobile ad esempio) che non sarebbero favorevoli alla fusione.

Questioni storiche (Confindustria Brianza con i suoi 113 anni è la più antica associazione di industriali d’Italia) e di "difesa degli interessi del territorio" nell’atavica, e non priva di fondamento, convinzione che "la grande Milano finisca per fagocitare tutto quello che le sta attorno favorendo i suoi interessi". Malumori che però sono soprattutto delle imprese più piccole il cui voto in assemblea conta meno (il peso dei pareri è commisurato alle dimensioni delle aziende) senza dimenticare che alcuni grandi gruppi (Cisco e Sol, solo per fare due esempi) sono già associati sia a Confindustria Brianza che ad Assolombarda.

Una fusione dalla quale, secondo i sostenitori, invece il territorio avrebbe solo da guadagnare. Occorre premettere che l’operazione si inquadra nell’ambito della cosiddetta Riforma Pesenti: un piano di accorpamenti che porterà Confindustria ad avere 55 territoriali (dalle circa 100 attuali) nel 2017 e infine 30 entro il 2020. Confindustria Brianza, pur avendo i parametri per poter restare da sola, "diventerebbe una delle più piccole e nel quadro dei nuovi assetti istituzionali (province marginalizzate e creazione delle città metropolitane ndr) rimarrebbe in una sorta di terra di mezzo - ha sempre sostenuto, non senza ragioni, il presidente di Confindustria Brianza Andrea Dell’Orto -. Invece con Assolombarda diventeremmo la più grande territoriale in Italia con 6000 imprese e saremo in grado di far pesare le nostre istanze a Roma oltre ad avere servizi alle aziende sempre migliori». Brianza che, come detto da Dell’Orto, conserverà sedi territoriali e un suo consiglio con «presidente e organi di rappresentanza".

Ma è evidente che, per la sua portata, questa fusione (il nome della neonata associazione dovrebbe essere "Assolombarda Confindustria Monza e Brianza") è destinata, in ogni caso, a influenzare i ragionamenti sui futuri assetti e le scelte di associazioni ed enti territoriali come ad esempio la Camera di commercio.