Monza, bere una birra in piazza può costare 3 mesi di carcere

Monza, ecco l'ordinanza del Comune che vieta "il consumo di alcol negli spazi pubblici e privati aperti al pubblico" di Martino Agostoni

Un ragazzo beve birra

Un ragazzo beve birra

Monza, 29 luglio 2014 - Una birretta fresca in una serata d’estate a Monza può costare fino a 206 euro, oppure anche i successivi tre mesi al fresco. Se la si beve in largo Mazzini o in via Manzoni, in piazza Cambiaghi, nei giardini della stazione, lungo corso Milano oppure nei giardinetti tra via Manzoni e via Gramsci si viola l’ultima ordinanza firmata dal sindaco la scorsa settimana che vieta «il consumo di alcol negli spazi pubblici e privati aperti al pubblico», dice la nuova norma, e per il trasgressore si applica il codice penale per cui è previsto «se il fatto non costituisce un più grave reato, l’arresto fino a tre mesi o l’ammenda fino a duecentosei euro».

È lunga 11 pagine ed elenca strade, incroci, piazze, giardini, muretti e spazi pubblici usati come bivacchi l’ordinanza che resterà in vigore a Monza per i prossimi sei mesi con l’obiettivo di reprimere i fenomeni di accattonaggio e ubriachezza molesta che ormai si verificano ripetutamente in diversi punti della città. Una lunga lista redatta usando i rapporti scritti e fotografici prodotti negli ultimi mesi di controllo dalla polizia locale che ha documentato quali sono i posti in cui stazionano abitualmente i mendicanti ai semafori, oppure i luoghi di passaggio usati per chiedere la questua dagli accattoni, spesso con minori in braccio o affiancati da persone disabili oppure con animali al seguito, e poi i punti di ritrovo come panchine, muretti, angoli all’ombra e giardini pubblici dove gruppi di uomini passano intere giornate a bere, quindi a discutere, a litigare fino anche a creare risse o a molestare i passanti.

Negli anni la situazione non è cambiata molto, tanto che molti dei luoghi protagonisti del dettagliato report dei vigili sono zone di profondo degrado nonostante in maggioranza si trovino in centro. I muretti e le aiuole di piazza Cambiaghi come le panchine di largo Mazzini, e molte aree verdi più vicine alla stazione, o la zona dell’Unes di via Manzoni, nonostante siano in pieno centro storico sono infrequentabili, mentre la mappa dei semafori più redditizi e quindi frequentati dai mendicanti sono gli incroci tra le vie Gramsci, Visconti e Mazzini, Borgazzi e Aquileia, Cavallotti e Lombardia, Borgazzi e Campania, via Prina con le vie Manara e Monti e Tognetti, viale Battisti con le vie Dante, Boito, come anche il sottopasso pedonale Rota-Grassi. I fenomeni di degrado e insicurezza sono ampi e l’ordinanza introduce una serie di divieti che vogliono dare ai vigili più strumenti per intervenire ma che, come nel caso del divieto di consumo d’alcol, possono creare difficoltà per una corretta applicazione. Il divieto di bere nelle zone indicate vale per tutti, non solo per gli ubriaconi molesti, mentre più intuitivi sono il divieto di accattonaggio con impiego di minori e disabili, la questua e la vendita di beni sulla strada che provocano intralcio alla viabilità, lo stazionamento prolungato presso le casse e i parcometri dei parcheggi, in particolare di piazza Cambiaghi, piazza Trento e Trieste, piazza Carducci e via Petrarca e i comportamenti che determinano scadimento della qualità urbana e turbano o ostacolano l’uso di spazi pubblici e giardini da parte dei cittadini.

di Martino Agostoni