Uber Italy accelera: utili quadruplicati nel giro di un anno

Crescita continua nonostante le accuse di concorrenza sleale da parte dei tassisti e l’oscuramento della piattaforma Pop disposto un anno fa dal Tribunale

L'app di Uber

L'app di Uber

milano, 10 giugno 2016 - Uber Italy continua a crescere. Nonostante le accuse di concorrenza sleale da parte dei tassisti e l’oscuramento della piattaforma Pop disposto un anno fa dal Tribunale civile. Una decisione, quest’ultima, che si pensava potesse mettere a rischio l’attività della start-up californiana che mette in contatto via smartphone autisti e clienti. E invece così non è stato, almeno a giudicare dal bilancio d’esercizio 2015: l’azienda sembra in ottima salute, o comunque ha fatto registrare risultati nettamente superiori rispetto ai precedenti consuntivi (forse beneficiando pure del surplus di clienti garantito da Expo). L’assemblea si è svolta il 29 aprile 2016 alle 12 come sempre ad Amsterdam, Vijzelstraat 68, presieduta da Rob van der Woude, amministratore della società nonché legale rappresentante del socio unico Uber International Holding B.V.; in videoconferenza Karen Sammis Walker di Uber Management B.V. "Il bilancio relativo all’esercizio chiuso il 31 dicembre 2015 – ha scandito van der Woude (dodici mesi fa c’era Axel Martinez al suo posto) – evidenzia un utile di esercizio pari a euro 280.538". Tanti? Pochi?

Per farsi un'idea, è utile confrontare il risultato conseguito l’anno scorso dall’azienda con sede legale in via Forcella con quello del 2014: 64.570 euro. Tradotto: ricavi complessivi da moltiplicare per quattro. E il dato assume ancor più significato se paragonato a quello del 2013, anno in cui Uber è sbarcata a Milano: appena 9.104 euro di utile. Veniamo ora ai dettagli del bilancio. Cresce il valore della produzione: da 1,435 a 2,351 milioni di euro (con ricavi da vendite e prestazioni passati da 1,407 a 2,083 milioni); di contro, aumentano pure i costi, da 1,297 a 1,919 milioni di euro. Si impenna pure la cifra spesa per il personale: da 706mila a 1,014 milioni di euro, con tre quadri in più rispetto ai 10 del 2014; i dirigenti sono rimasti 2, con Carlo Tursi che ha rimpiazzato Benedetta Arese Lucini nel ruolo di regional manager. Dalla società, come di consueto, nessun commento ufficiale sui risultati conseguiti nell’anno appena trascorso. Una cosa è certa: l’attività non ha subìto contraccolpi dalla bocciatura della versione Pop (che comunque ha garantito profitti fino a giugno del 2015), cioè quella che consentiva a chiunque avesse la patente di guida, un veicolo di proprietà e la fedina penale pulita di improvvisarsi driver per corse low cost.

O meglio, se il Tribunale non avesse dato ragione ai sindacati dei tassisti, probabilmente il volume d’affari sviluppato sarebbe lievitato ulteriormente, specie se consideriamo che l’app riservata ai conducenti improvvisati era attiva in quattro città (Milano, Genova, Padova e Torino), con prospettive di allargamento nel breve periodo. Tutto bloccato. I dirigenti di Uber se ne sono fatti una ragione, pur non rinunciando al secondo tempo della causa davanti al Tribunale di Torino.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro