Sia sbarca a Piazza Affari: avviato il programma di quotazione

Il colosso dei pagamenti, fondato nel 1977 per volere di Banca d’Italia e Associazione bancaria italiana (Abi), ha acceso il semaforo verde per sbarcare in Piazza Affari di LUCA ZORLONI

Piazza Affari

Piazza Affari

Milano, 11 marzo 2016 -Sia scalda i motori per raggiungere la quotazione in Borsa. Il colosso dei pagamenti, fondato nel 1977 per volere di Banca d’Italia e Associazione bancaria italiana (Abi), con l’obiettivo di automatizzare le attività degli istituti di credito nazionali e ora posseduto per tre quarti in mano a Fondo strategico italiano, F2i e Orizzonte, ha acceso il semaforo verde per sbarcare in Piazza Affari. L’operazione era nell’agenda 2015-2017 della società milanese, guidata dall’amministratore delegato Massimo Arrighetti. Ieri, incassato l’ultimo via libera del consiglio d’amministrazione, Sia ha avviato il programma di quotazione.

L’arrivo in Piazza Affari «è più probabile dopo estate, verso settembre e ottobre – spiega Arrighetti –. Sarà una cessione di quote da parte degli azionisti», ma se si concretizzassero alcuni dossier al momento ancora aperti sulle scrivanie dei dirigenti, «ci potrebbe essere bisogno di un aumento di capitale». Fondo strategico italiano, F2i e Orizzonte Sgr si stanno confrontando sul processo di vendita. Il primo sarebbe interessato a ridurre la propria partecipazione, scendendo dall’attuale 49,48% a una quota di circa il 15%. «Sarà una quotazione vera con una percentuale significativa – osserva l’ad –. Potrebbe essere maggioranza».

Forte di clienti come la Borsa di Londra, le banche centrali di Europa, Italia, Germania e Danimarca, Poste Italiane, Intesa San Paolo, Unicredit, il Senato italiano, Regione Lombardia e colossi commerciali come Fca, Coop, Esselunga, Enel, Eni e Mediaset, Sia ora guarda alla raccolta di capitali sul mercato azionario. La strategia è di mantenere il passo nel processo di innovazione, che Sia ha indirizzato verso i pagamenti via telefonino (il suo Jiffy ieri ha superato la soglia dei 300mila utilizzatori), il portafoglio elettronico, i pagamenti di prossimità (già per Unicredit e Poste).

Nei giorni scorsi il consiglio d’amministrazione ha acceso il semaforo verde ai conti del 2015. L’anno scorso l’azienda ha chiuso con ricavi totali consolidati per 449,4 milioni di euro, con una crescita del 5,4% rispetto al 2014, un margine operativo lordo di 123,9 milioni di euro e un utile netto consolidato di 69,8 milioni di euro (+6,2% rispetto ai dodici mesi precedenti). Migliora anche la posizione finanziaria netta, che segna un +44% raggiungendo quota 108,7 milioni di euro. Il gruppo, d’altronde, ha registrato dati di crescita su tutte le operazioni che gestisce: dagli stipendi versati per l’80% dei Comuni italiani ai 170mila versati ogni mese in tutta Europa per il gruppo Fca, ai 10 miliardi di euro di transazioni come clearing house che le assegna una quota di mercato del 30% in area euro.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro