Prostituzione, sgominata banda di sfruttatori rom: 19 arresti. Vendute insieme al marciapiede anche a 13 anni

Alcune di loro venivano portate in Italia e avviate alla prostituzione anche a 13 e 14 anni. Più che "protettori" eran dei veri e propri aguzzini che vendevano, compravano, e facevano subire angherie alle ragazze. Leindagini sono partite da alcune lettere anonime

Prostituzione

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Milano, 5 febbraio 2015 - Duro colpo ai trafficanti di esseri umani. La Polizia di Stato ha sgominato una gang dedita allo sfruttamento della prostituzione grazie ad un’operazione in corso dall’alba che sta conducendo all’arresto di 19 persone, quasi tutte di nazionalità romena, coinvolte in un traffico di giovani donne provenienti dai paesi dell’Europa Orientale e destinate alla prostituzioneLa ragazze venivano "vendute" insieme al pezzo di marciapiede che occupavano. Alcune di loro venivano portate in Italia e avviate alla prostituzione anche a 13 e 14 anniPiù che "protettori" i rom erano dei veri e propri aguzzini che vendevano, compravano, e facevano subire angherie alle ragazze. In particolare, chiedevano una parte dei guadagni (l’altra parte rimaneva, come ormai consuetudine, alle ragazze) e anche un fisso per ‘l’occupazione' della strada. Una sorta di "diritto di superficie" che veniva fatto pagare alle ragazze delle altre organizzazioni che volevano prostituirsi in alcune vie della città che erano «cosa loro». Un "diritto" che veniva venduto insieme alla prostituta in caso di passaggio a un’altra "scuderia". 

Oltre alle 19 ordinanze di custodia eseguite in mattinata ci sono anche altri 12 soggetti indagati per spaccio, usura e molti altri reati e nel corso degli anni ci sono stati una 20ina di arresti in flagranza di reato riconducibili al gruppo e accusati di spaccio, lesioni, e minacce e resistenza a pubblico ufficiale. Per quanto riguarda le zone di residenza degli arrestati, il gruppo si è spostato più volte tra città e hinterland. Dal campo di via Dudovic - via dei Missaglia, si sarebbero poi trasferiti in quello di via Sacile e, dopo due incendi - presumibilmente spedizioni punitive dei rivali - sono poi passati per il campo di via Gatto sgomberato dal Comune. Stamani sono stati raggiunti in uno dei tre campi presenti a Muggiano, in quelli non autorizzato situato nei pressi di un ponte della tangenziale, vicino ad un autogrill.

 

METODI SPIETATI E SISTEMA TARIFFE - I poliziotti hanno ricostruito tutte le fila di un’organizzazione stabile e gerarchicamente impostata, fondata sul vincolo di appartenenza etnica e familiare. Gli affiliati agivano secondo una precisa logica di gruppo e le scelte venivano decise da un numero ristretto di persone. "Spietati e aggressivi" i due fratelli romeni che gestivano questa organizzazione erano attivi in via Ripamonti, e nelle vie della zona tra cui via Tibaldi, viale Ortles fino a sfiorare il territorio di Opera. Man mano stavano estendendosi a ventaglio, definendo i "posti" e gli orari di servizio delle proprie ragazze angolo per angolo. In via Ripamonti, ad esempio, erano attivi sul lato sinistro, in orari diurni, fino alle 18, per poi lasciare posto a nigeriani, viados e altri gruppi dediti alla prostituzione. Nelle altre vie gli inquirenti hanno rilevato attività anche di notte. I "posti" occupati a turno anche da due o tre ragazze, costavano 200-500 euro e fruttavano circa 1500 euro a settimana per ogni prostituta. Spesso i clienti venivano portati in un hotel di via Cortina d'Ampezzo, il cui titolare, italiano, N. M. , è ora indagato per favoreggiamento della prostituzione. L'uomo infatti, oltre a concedere tariffe agevolate, non registrava "le ragazze" che per alcuni periodi hanno anche vissuto nelle sue camere d'albergo a 2 stelle. A trasportare dentro e fuori dall'hotel, tra clienti in camera e clienti in strada, erano abitualmente due clienti italiani, soggiogati dai romeni. Si tratta di un 73enne e di in 74enne, un pensionato e uno con piccoli precedenti e famiglia alle spalle, entrambi arrestati.  

 

RAGAZZE CHIAMATE 'LE CAPRE' -  "Le capre": così gli sfruttatori romeni arrestati stamani chiamavano le ragazze che per anni hanno fatto prostituire sulle strade milanesi, dopo averle attirate in Italia con promesse d'amore. Minorenni e illuse, anche a 12 anni, arrivavano e subito venivano costrette a prostituirsi con ritmi serrati e senza possibilità di ammalarsi. Tutti di etnia rom, gli sfruttatori sceglievano romene "non rom", tra i 12 e i 17 anni, e appena arrivate in Italia le "sbattevano" sulla strada indottrinandole. Solo in un caso una vittima era una ragazza già in Italia, e sarebbe stata venduta dalla madre: la stessa giovane è stata trovata in pessime condizioni di salute, con due cicatrici da arma da taglio molto visibili in volto, conseguenza di iniziali ribellioni. Tutte le vittime, 28 quelle individuate, sarebbero state oggetto di maltrattamenti psicologici e fisici ripetuti, una é stata anche costretta a prostituirsi in strada poco dopo aver abortito. Ciascuna ragazza aveva un suo prezzo, dai 3mila ai 7mila euro, a seconda dei servizi e degli orari in grado di garantire, e un tariffario per i clienti. Eventuali sgarri su compravendite venivano gestiti all'interno del gruppo secondo le usanze rom. Venivano istituiti dei processi sommari, cosiddetti 'iudicata', e un consiglio di anziani decideva sanzioni, pene, vincitori e vinti. Per sistemare le dispute si scambiava "la capra" o un posto su strada, oppure penali in denaro, con cifre a seconda dello sgarro fatto. Per quanto riguarda le vittime, subivano "senza fiatare" perché indottrinate con violenza fin dall'arrivo in Italia dal gruppo che istituiva da subito "un vincolo forte e di carattere violento". 

 

NASCOSTE IN UNA CAPANNA - Al momento degli arresti, stamani a Muggiano, gli agenti hanno trovato le giovani nascoste "in una capanna nella capanna", l'ultima dell'insediamento abusivo, curate da un romeno detto "il pazzo" per la violenza spietata dimostrata. Cinque delle ragazze lì recluse,'minorenni, stamani erano ancora in commissariato: in atto ci sarebbe una "delicata opera di convincimento" perché accettino di spostarsi in una comunità specializzata nell'assistenza di vittime di sfruttamento e maltrattamento come quello subito finora. I rapporti a cui sono state costrette erano spesso non protetti, "come richiesto dai clienti" che variavano in etá,condizioni sociali e nazionalità. A gestire le "capre" è stata spesso anche la moglie di uno dei due fratelli capi, di etnia rom. Quando il marito Ionut per un periodo é stato trattenuto in carcere in Romania sarebbe stata lei a gestire "il giro" assieme al cognato, facendo la spola tra la patria e Milano per riportare le indicazioni del marito su prezzi, zone e compravendite.

 

INDAGINI PARTITE DA LETTERE ANONIME - Le attività di sfruttamento della prostituzione risalgono almeno al 2007, con il modus operandi rilevato negli scorsi mesi, ma gli stessi soggetti erano attivi nel sud Milano già dall'inizio degli anni 2000, in modo meno organizzato. In passato si sono scontrati in maniera violenta con altri gruppi concorrenti, in particolare con gli albanesi che fanno a capo a B.Z., anch'egli arrestato. B.  agiva da solo, accompagnandosi con complici connazionali occasionali, negli scorsi anni ha subito una aggressione da parte dei romeni in cui ha rischiato la vita, in un bar. Si era salvato grazie ad una soffiata, la sua auto era andata distrutta e sul posto era stato necessario l'intervento di numerose forze di polizia per la violenza degli scontri poi seguiti tra romeni e albanesi. Le indagini che hanno portato alle ordinanze oggi eseguite sono partite da 4 lettere anonime ricevute dal comando di polizia ad agosto, ottobre e novembre del 2011. Scritte a computer, con un font poco utilizzato ed un linguaggio "colto", le 4 missive secondo gli inquirenti potrebbero provenire da una associazione o da una persona che "si era presa a cuore" il destino delle vittime e, se non coinvolta o testimone, certo ben a conoscenza di quanto avveniva. La lettera di agosto descriveva con dovizia di particolari numerosi meccanismi, nomine numeri di telefono, clientela, le 2 seguenti di ottobre, oltre ad aggiungere informazioni mostravano di essere al corrente delle azioni di controllo effettuate dagli agenti da agosto in poi. Nella lettera di novembre il soggetto si mostra a "addirittura rammaricato" del fatto che le forze di polizia non stessero mettendo fine allo sfruttamento nonostante le sue indicazioni. Ad oggi non è ancora noto il mittente delle lettere grazie a cui la banda di sfruttatori romeni è stata sgominata. Sono poi seguiti indagini, sopralluoghi e accertamenti tecnici, il pm inizialmente di ricerimento era Ester Nocera , dopo il suo trasferimento il caso è passato al pm Enrico Pavone, il gip è Stefania Pepe.

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