Pisapia presenta Campo aperto: "Luogo per chi ha perso casa politica" / FOTO

Riparte dalla sua Milano l’ex sindaco arancione, in veste federalista

Pisapia

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Milano, 15 febbraio 2017 - «Volevo andare in pensione ma ho visto in giro troppo bisogno di buona politica, di voglia di rinascere». Troppo interessante la sfida, riconquistare i disillusi, quelli che hanno «perso la loro casa politica» richiamandoli in un «luogo», aperto al civismo, che «è un campo aperto da arare per farlo diventare un campo fiorito». E d’altronde l’aveva detto sin dall’inizio, dopo quel no a ricandidarsi a sindaco, che il suo impegno politico non si sarebbe interrotto.

Giuliano Pisapia, l’ex sindaco che ha strappato Milano al centrodestra dopo vent’anni, l’avvocato della causa arancione, raccoglie i primi calorosi applausi dalla platea di simpatizzanti e militanti, circa un migliaio di persone (fra gli altri anche il fotografo Oliviero Toscani) riunita per l’iniziativa Futuro Prossimo, in questo ex garage, Santeria Social club, trasformato in un luogo culturale, scelto per la sua «discesa» con il progetto Campo progressista.

Pisapia cita il sindaco Greppi, La Pira, per rimarcare quanto è importante «stare sul territorio», occuparsi delle cose concrete della gente, partendo dal basso, «come è stato fatto a Milano», e mai Renzi, anche se parla di scelte sbagliate, «come togliere l’Imu anche a chi ha dieci appartamenti». E il riferimento all’ex premier appare evidente. Ma non vuole rottamare nessuno. Sostiene, Pisapia, che non servono leader («Quelli saranno i giovani che torneranno a votare«») che «poi diventano uomini soli al comando», crede «nel noi e non nell’io», «non lavoro contro qualcuno ma per qualcuno». E non entra, Pisapia, nel merito delle divisioni del Pd («Le scissioni sono sempre divisioni di una comunità»), «facciano il congresso, noi staremo a guardare ma chiediamo rispetto anche per noi che chiediamo un campo più aperto».

Federatore del centrosinistra, rifondatore dell’Ulivo, «nuovo Prodi», come dice di lui espressamente l’amico Bruno Tabacci. Pisapia sorride e ributta la palla al centro, «nel campo aperto» che, dice, «vuole essere un luogo dove si potrà insieme fare un programma pieno di contenuti per rilanciare il Paese, un punto di partenza che vuole parlare ad alleati che abbiano gli stessi valori e gli stessi principi». Quindi, puntualizza, «mai più un centrosinistra che governi con la destra».

E oggi, annuncia, «ci sarà un manifesto con un minimo comune denominatore valoriale per iniziare a fare il programma». Sul palco lo affiancano la presidente della Camera Laura Boldrini, il vicepresidente del Lazio Massimiliano Smeriglio («C’è bisogno di cambiare radicalmente») e il senatore Franco Monaco, ulivista della primissima ora. Segnala le affinità che ci sono fra Pisapia e Prodi, «la gentilezza, l’inclusività». E auspica la nascita di una «sinistra di governo civica, plurale». Pisapia, nella veste di federatore, fa prove di nuovo Ulivo. La Boldrini giura che si sente a casa in questo ex garage, qui «c’è gente che non scherza quanto a valori» e parla di sinistra, quella che si è distratta e ha perso la bussola». Di una sinistra che ha «deluso facendo la destra». La seconda tappa del percorso avviato da Pisapia è fissata a Roma, per l’11 marzo.

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