Parisi: "Il 25 Aprile sarò in corteo, spero che sia la festa della libertà"

Il candidato del centrodestra: antifascista? Sì, ma anche anticomunista 25 aprile a Milano: ecco il programma degli appuntamenti di MASSIMILIANO MINGOIA

Il candidato sindaco del centrosinistra Stefano Parisi

Il candidato sindaco del centrosinistra Stefano Parisi

Milano, 24 aprile 2016 - Lui ci sarà, anche se rischia di essere contestato. Stefano Parisi, candidato sindaco del centrodestra, domani pomeriggio parteciperà al corteo della Festa della Liberazione dietro allo striscione della Brigata ebraica.

Parisi, sarà alla Festa della Liberazione?

«Certo. Il 25 Aprile è la data fondante della libertà in Italia. È un patrimonio di tutti gli italiani. Sottolineo la parola tutti, di sinistra, di destra o di centro, perché la libertà è un valore indivisibile, che riguarda ogni cittadino del nostro Paese».

Non tutti gli esponenti del centrodestra ci saranno. Alcuni sarebbero certamente contestati.

«Il 25 Aprile non può essere una festa di parte, nella quale qualcuno possa arrogarsi il diritto di decidere chi può partecipare e chi no. Gli unici che non hanno il diritto di partecipare sono coloro che con i loro comportamenti pongono in discussione questi diritti di libertà. Gli episodi di intolleranza successi in passato il 25 Aprile sono ancora più mostruosi, perché cadono proprio nel giorno che celebra la sconfitta dell’intolleranza».

A quali episodi si riferisce?

«A Roma, ad esempio, paradosso amaro della storia, l’Aned, l’Associazione degli Ex Deportati, è costretta a non partecipare e a celebrare il 25 aprile da sola in un luogo diverso per la presenza violenta e sopraffattrice delle associazioni filo-palestinesi».

Per questo motivo sarà in corteo con la Brigata ebraica?

«Se il 25 aprile è la Festa della Liberazione per tutti, c’è qualcuno che ha maggior titolo di tutti per festeggiare: sono gli ebrei italiani, che quel giorno hanno visto concludersi la pagina più vergognosa della storia italiana, quella delle persecuzioni e delle discriminazioni anti-ebraiche. La Brigata ebraica proprio in Italia scrisse pagine di straordinario valore, nelle ultime fasi della guerra, liberando importanti città italiane come Bologna e Ravenna. Eppure i fascisti rossi filo-palestinesi si sono permessi più volte di insultare le bandiere ebraiche il 25 Aprile. Sarebbe una vergogna per Milano se accadesse anche quest’anno».

Lei si definisce «antifascista»?

«Sono antifascista ma anche anticomunista. Sono contro qualsiasi tipo di dittatura».

Si aspetta contestazioni nei suoi confronti al corteo?

«Spero proprio che non ci siano contestazioni e comportamenti illiberali».

Sala ha appena detto: «È giusto che Parisi ci sia e spero che non venga contestato».

«Sono contento che Sala lo dica. Il 25 Aprile è il giorno della libertà. Come si fa a contestare chi sfila per la libertà? Sono le radici della nostra storia. Noi ci siamo liberati dal fascismo e crediamo nella libertà, come hanno fatto anche in Grecia e in Cile».

Il segretario del Pd Pietro Bussolati le dà il benvenuto al corteo ma le pone una domanda: «Cosa c’entra Parisi con la Lega di Salvini alleata con la Le Pen?». Cosa risponde?

«Sono stato molto chiaro sulla Le Pen e su CasaPound: nelle liste che mi appoggiano non ci sono candidati di movimenti del genere. Semmai chiedo io a Bussolati se lui e il Pd applicano lo stesso rigore nei confronti dei movimenti filo-palestinesi e anti-israeliani che albergano nella sinistra. Mi piacerebbe che Bussolati prendesse le stesse distanze che io ho preso dalla Le Pen e da CasaPound».

Gabriele Albertini, da sindaco, rendeva omaggio al Campo della Gloria dei caduti della Resistenza con la fascia tricolore ma si recava anche, senza fascia tricolore, al Campo 10 dei morti della Repubblica sociale italiana. Lei, se fosse sindaco, farebbe la stessa cosa?

«Condivido il comportamento di Albertini. Noi dobbiamo ricordare tutte le vittime della violenza politica. Come oggi ci indignamo contro l’Islam politico, così dobbiamo anche celebrare la nostra libertà e ricordare le vittime della politica intollerante ed evitare che si ripetano».

L’accusa dell’Anpi è che con gesti come quelli di Albertini si equiparano i morti partigiani e quelli repubblichini.

«I morti per violenza politica non hanno colore e vanno ricordati».

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