Giallo sulla morte di Corinne: "Ho paura, mi vogliono uccidere"

Gli sms mandati da Corinne Schütterle prima della sua scomparsa. Il suo corpo trovato decapitato in Svizzera di Bruna Bianchi

Corinne Schuetterle

Corinne Schuetterle

di Bruna Bianchi

Milano, 3 agosto 2014 - Sul comodino della camera d’albergo in Alta Val Venosta, nel Sud Tirolo, ha lasciato la fotografia che la ritrae con il fidanzato Maurizio con il quale aveva rotto quattro giorni prima dopo sette anni di convivenza e facendo sfumare il matrimonio già pronto. Lui tassista, lei avvocatessa di diritto internazionale tributario, due case a Baden-Baden (Germania), dove era nata 47 anni fa, e una in provincia di Milano, comprata un po’ di fretta nel 2013. Il corpo di Cosima Corinne Schütterle, «bella donna sempre sorridente e molto alla mano» scomparsa all’alba dell’11 giugno dall’hotel Edelweiss di Resia sull’omonimo lago in Alto Adige, è stata trovato da un pastore in pessime condizioni e mutilato lo scorso 25 luglio. La polizia elvetica di frontiera ha raccolto la sua testa a un chilometro e mezzo di distanza e dalla mandibola, trovata vicino al corpo, si è potuto risalire alla sua identità.  L’avvocatessa che aveva lavorato per diversi studi legali del centro di Milano, ha trovato la morte a circa 1300 metri di altezza, verso il passo del Bernina, a 200 chilometri di distanza e oltre tre ore d’auto dalla pensione lasciata di nascosto quando ancora era buio come se avesse avuto qualcuno alle calcagna. L’autopsia non ha rilevato segni che possano far pensare a un omicidio, piuttosto a un incidente: una frattura a una tibia l’avrebbe bloccata in una zona non battuta fino alla morte. Per i carabinieri di Bolzano e per la polizia elvetica il mistero non c’è. C’è invece per gli albergatori altoatesini, i colleghi avvocati milanesi e lo stabile in cui ha abitato fino a un anno e mezzo fa in corso Plebisciti a Milano.  A Milano Cosima Schütterle viveva da 15 anni. Aveva comprato un bell’appartamento dove ha convissuto col fidanzato Maurizio. Un anno e mezzo fa è successo qualcosa: «Da un mese la signora mi mandava svariati sms dicendo che si sentiva in pericolo. Una notte, erano le due, ha chiamato carabinieri e pompieri. Insisteva che volevano ucciderla». Il portiere cingalese ha sempre raccolto le sue confidenze: «È stata in cura in un centro psichiatrico qui della via (il Centro psicosociale, ndr) e un mese dopo è venuta a ringraziami e mi ha spiegato che era andata fuori di testa e ora era guarita». Maurizio il fidanzato ha detto le stesse parole ai titolari dell’hotel Edelweiss, il 12 giugno, subito dopo la scomparsa: «L’ha fatto altre volte». Maurizio, sentito anche dai carabinieri, ai suoi colleghi ha detto che era sconvolto e non ha mai più parlato. Nel piccolo hotel l’avvocatessa era arrivata la sera prima senza prenotare: «Era quasi mezzanotte, mio marito le ha dato una camera. Ha raccontato che veniva da Monaco, era stanca e voleva riposare per riprendere il viaggio l’indomani mattina. Poco dopo è scesa dalla camera per fare passeggiare i due cagnolini». Il mattino successivo nessuno l’ha vista. Il conto non era stato saldato e in camera c’erano borse e valigie, intatte, con le quali era arrivata. «Ho visto la fotografia e il suo orologio sul comodino. Il letto era sfatto». Due sim di altrettanti cellulari sono scomparse. Fuggita dai fantasmi della persecuzione? «Io so solo che la signora diceva che aveva paura di morire ed è morta davvero» dice il portiere dispiaciuto. A Berlino, dove era attesa per una conferenza, non è mai arrivata. Allo studio di Stefano Sutti di via Montenapoleone 8 è invece arrivata una mail: «Non posso più tornare in Italia». I colleghi non credono alla disgrazia e chiedono un’autopsia supplementare. Il terrier Amadeus non è stato trovato. L’altro, Penny, è stato raccolto da una signora del piccolo paese di San Carlo, in Val Poschiavo: vagava da solo nei pressi della Toyota della sua padrona trovata pochi giorni fa su una strada di campagna. 

bruna.bianchi@ilgiorno.net

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