Coppia dell'acido, Martina: "Mandatemi da don Mazzi con mio figlio". Il prete dice sì, Alexander riconosce il bimbo

La difesa di Martina Levato presenterà istanza per una soluzione alternativa all'Icam: andare con il figlio in una delle strutture Exodus di don Mazzi che ha risposto: "Siamo pronti, si è pentita". Intanto Alexander Boettcher riconosce il figlio. L'ESCLUSIVA - I colleghi del padre di Martina: "Non separate madre e figlio" - la lettera

 Alexander Boettcher e Martina Levato condannati per aggressione con acido (Ansa)

Alexander Boettcher e Martina Levato condannati per aggressione con acido (Ansa)

Milano, 20 agosto 2015 - In alternativa all'Icam Martina Levato vorrebbe essere trasferita assieme a suo figlio in una delle comunità Exodus di Don Mazzi. Il prete ha già dato la sua disponibilità: "Siamo pronti a prenderli". La difesa della giovane formalizzerà probabilmente venerdì l'istanza in tal senso. "Depositerò domani al Tribunale dei minori e al Tribunale di Milano un'istanza perché Martina e il suo bambino possano andare all'Icam o in una delle comunità di Don Mazzi", ha detto il legale della ragazza, Stefano De Cesare, dopo averle fatto visita. In tutta risposta don Antonio Mazzi ha assicurato: "Siamo pronti ad accoglierli. Eravamo pronti anche prima che Martina partorisse". Il legale ha spiegato il senso dell'istanza a Martina. La ragazza ha detto che questa soluzione "va bene".

Nel frattempo anche i colleghi del padre di Martina si mobilitano con una lettera inviata in esclusiva al Giorno, «Togliere il figlio a Martina e ai suoi genitori significa non lasciare più alcuna speranza, alcun futuro, alcun senso di vita a questa famiglia».

ALEXANDER RICONOSCE IL BAMBINO - In mattinata il Tribunale di Milano aveva rigettato l'istanza presentata ieri, attraverso il suo legale, da Alexander Boettcher per poter vedere il figlio nato il 15 Alexander Boettcheragosto. Questo per un problema formale, visto che il padre non aveva ancora potuto effettuare il riconoscimento. Essendo in carcere, Boettcher non poteva andare agli uffici del Comune per riconoscere formalmente il figlio. I messi comunali dell'anagrafe si sono recati a San Vittore nel pomeriggio, dopo che il pm Marcello Musso ha telefonato al sindaco, Giuliano Pisapia, nominato tutore del bambino. Quest'ultimo ha inviato quindi i due messi. Il bambino già riconosciuto dalla madre Martina Levato, è stato registrato anche con il nome del broker 30enne. A dare l'autorizzazione è stato il pm Marcello Musso, titolare delle inchieste sulle aggressioni con l'acido che hanno portato a una condanna a 14 anni per Boettcher e l'amante Martina Levato, responsabili dell'aggressione a Pietro Barbini. 

LA TELEFONATA - Grazie al colloquio si è sbloccata una situazione di stallo giuridico che si era creata perchè Boettcher, detenuto fino al 2029, non avrebbe potuto andare a registrare il figlio negli uffici dell'anagrafe di via Larga, come qualsiasi altro papà. I messi comunali, per poter andare a San Vittore, avevano bisogno del nullaosta del pm. Inoltre un'altra spiegazione fornita era che il riconoscimento da parte della madre, che ha indicato Boettcher come padre, era già avvenuto e quindi il funzionario comunale non era piu' tenuto ad andare in carcere. Il riconoscimento era necessario perchè Boettcher potesse vedere il bambino e perché i nonni paterni potessero costituirsi nel processo di adottabilità aperto dal tribunale dei minori per il bambino.

ICAM O EXODUS - L'Icam è una struttura destinata ad accogliere madri detenute con figli piccoli (Istituto di custodia attenuata per madri detenute) ed è stata individuata dal provvedimento del Tribunale ordinario di Milano per la permanenza di madre e figlio in seguito al ricovero in clinica Mangiagalli. Questo almeno fino alla conclusione del procedimento di adottabilità del piccolo. Tuttavia, a quanto spiegava nei giorni scorsi l'avvocato De Cesare, "e' possibile che il Tribunale dei minori decida una strada diversa". Nell'istanza, come chiarito dal legale, la difesa proporrà il trasferimento da don Mazzi o all'Icam, ponendo sullo stesso piano le due alternative proposte ai giudici. Dal canto loro, il pm minorile Annamaria Fiorillo e il titolare delle indagini sui blitz all'acido Marcello Musso dovranno esprimere un parere su questa nuova richiesta. Tuttavia, mentre all'Icam vanno le madri in regime carcerario, per il trasferimento dal carcere in una comunità, invece, la donna dovrebbe ottenere dal Tribunale milanese la scarcerazione e la concessione degli arresti domiciliari. Pertanto, nel caso di via libera da parte del Tribunale per i minorenni al collocamento del bimbo di Martina Levato in una delle comunità di don Antonio Mazzi assieme alla madre, la difesa della giovane, condannata a 14 anni per un'aggressione con l' acido, dovrà presentare ai giudici penali anche un'istanza di concessione degli arresti domiciliari. Ai magistrati minorili comunque i legali di Martina e dei suoi genitori, chiederanno come ipotesi alternativa alla comunità il trasferimento del piccolo assieme alla mamma all'Icam di via Macedonio Melloni (come ha disputato il gip Claudio Castelli). È probabile che, proprio a seguito della richiesta della difesa Levato, i tempi per la decisione dei giudici possano allungarsi. Fra le alternative c'è anche la possibilità di affidare il piccolo ai nonni.

EXODUS_306075_214304DON MAZZI - Il prete ha detto di avere parlato con gli avvocati e con i genitori della ragazza e si dice convinto che «Martina deve stare con il bambino. Deve allattarlo perché questa è l'unica via per salvare la mamma e il bambino». Sul centro che potrebbe ospitarli, una della quarantina di strutture della fondazione Exodus sparse per l'Italia, don Mazzi ha preferito non dire molto. Si è limitato a spiegare che si tratta di una struttura dove sono assistite mamme con bambini «in situazioni di tutti i tipi. Difficili o più semplici». «Adesso deve calare il silenzio sul caso. Più ne parliamo e peggio è - ha aggiunto -. Serve tranquillità per creare un ambiente sereno, non carcerario e non sotto i riflettori» come è già successo in altri casi, ad esempio quello di Erika Nardi, anche lei accolta nella comunità di don Mazzi.

"SI E' PENTITA" - Quello che si dice di Martina Levato, e cioe' che 'non ha mostrato alcun segno di pentimento' dopo aver sfregiato con l' acido, l'ex compagno di studi, non corrisponde al vero. Lo dice anche con una certa veemenza Don Antonio Mazzi, che sentito dall'Agi non si spiega come mai non si parli di questo 'dolore'. "Martina ha mostrato subito i segni di pentimento - spiega - e' che nessuno li ha mai rilevati. Hanno pensato fosse una manfrina, ma non e' vero. Sia lei, sia i suoi genitori sono le prime cose che hanno detto. Ma qui hanno interesse a rilevare solo alcune cose, quelle che creano scandalo e casino, invece di cercare di mettere un po' di calma, serenita' e ragionare con la testa. Ho parlato io con i genitori ed e' cosi'".

INCONTRO COL FIGLIO - Martina Levato e il compagno Alexander Boettcher sono impossibilitati alla responsabilità genitoriale in seguito alla condanna a 14 anni di carcere per avere sfregiato con l'acido Pietro Barbini. La studentessa bocconiana, ricoverata alla clinica Mangiagalli dal 13 agosto può incontrare per breve tempo una volta al giorno il figlioletto, alla presenza di un operatore del Comune di Milano. E proprio in virtù di questa concessione in mattinata Martina ha avuto la possibilità di stringere tra le braccia, per il terzo giorno consecutivo, il figlio. "E' entusiasta", ha detto il suo legale. Dalla clinica si è appreso che Martina Levato e suo figlio stanno bene e avrebbero già potuto essere dimessi «secondo le modalità di una dimissione protetta», quella che riguarda - come nel caso di Martina - Martina Levatoun parto cesareo. Tuttavia, vista la situazione, la clinica ha ritenuto opportuno prendere tempo, anche dopo il «confronto informale» con il Comune. Nei prossimi giorni, forse già venerdì o sabato, la Clinica Mangiagalli di Milano formalizzerà al Tribunale di Milano, a quello dei Minorenni, al Comune e al Carcere che Martina Levato e il suo bambino «sono dismissibili» e sia trovata una sistemazione «adeguata a una madre che non può allattare». Prima di permettere alla ragazza di lasciare il nosocomio sarà necessario appunto il via libera da parte dei giudici.

BOETTCHER - Il legale di Alexander Boettcher, l'avvocato Alessandra Silvestri, depositerà a breve un'altra istanza al Tribunale di Milano per chiedere che il broker possa vedere il figlio partorito dalla studentessa bocconiana a Ferragosto. La sezione feriale del Tribunale ha già respinto un'analoga richiesta, ma soltanto per un problema formale. Dopo il riconoscimento, avvenuto nel carcere di San Vittore e alla presenza di due funzionari dell'anagrafe comunale, la difesa dell'uomo presenterà, dunque, un'altra richiesta di autorizzazione alle visite su cui i giudici dovranno pronunciarsi.

Nell'atto di respingere l'istanza precedente pèresentata il presidente della nona sezione penale del Tribunale di Milano, Anna Introini, che aveva condannato Boettcher a 14 anni di carcere, spiega che "allo stato il minore non e' stato riconosciuto da parte di figura paterna, cosi' che non sussistono i presupposti che legittimano la richiesta" di poterlo vedere. Una questione dibattuta anche fra Martina Levato e il suo avvocato, "Abbiamo anche parlato della questione del riconoscimento da parte di Alexander". Visto che è stato concesso alla ragazza, "perché ad Alexander Boettcher non dovrebbe essere dato il permesso di vedere il figlio?" A porsi l'interrogativo è stata Martina Levato ("Deve poterlo vedere, è un suo diritto") con lo stesso avvocato Stefano De Cesare. "Alex non è ancora riuscito a riconoscere il bambino - aveva spiegato il legale -, una volta che questo passaggio sarà completato, credo sia giusto che gli sia data la possibilità di conoscere il suo bambino". Solo dopo aver dato il proprio cognome al piccolo, infatti, Alexander e la nonna materna Patrizia Ravasi potranno intervenire nel procedimento di adottabilità del bambino aperto dal Tribunale dei minori.

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