Enzo Miccio: «Sempre frenetica ma con ordine. Milano come me»

Enzo Miccio si racconta: «Durante il servizio di leva alla caserma Perrucchetti organizzavo i ricevimenti. Vivevo in ambienti eleganti e gustavo cibi raffinati» (FOTO) di Massimiliano Chiavarone

Il wedding designer Enzo Miccio

Il wedding designer Enzo Miccio

Milano, 9 agosto 2014 - "Milano è come me, frenetica ma con ordine". Parola del wedding designer Enzo Miccio.

Non sarebbe meglio dire che lei è come Milano, almeno per questioni di anzianità? Sì, difatti la prima volta che ho messo piede fuori di casa sono venuto a Milano. Era il 1989, avevo 18 anni e ho lasciato Pompei, la cittadina in cui vivevo per trasferirmi qui. Il mio indirizzo? La caserma Perrucchetti, dovevo fare il servizio di leva, reclutato nel reggimento di artiglieria a cavallo.

E come andò? Divenni subito il cocco dei superiori perché sapevo organizzare cene e feste. Mi diedero l’incarico di gestire la cassa del circolo ufficiali. Trascorrevo la maggior parte del tempo assorbito dai preparativi dei ricevimenti. Ricordo quelle serate con un sorriso. Arrivavano i militari in alta uniforme con le loro signore ingioiellate. Era divertente vederli in azione. D’altro canto avevo degli indubbi vantaggi: vivevo in ambienti eleganti e mi capitava di mangiare le stesse cose dei generali con posate d’argento e in piatti preziosi, mentre di solito la truppa consuma pasti non così elaborati e in vassoi di fòrmica.

Una mano ai suoi commilitoni meno fortunati non la dava? Avevo escogitato un sistema per passare ai colleghi quelle squisitezze. Mi ricordo in particolare i pasticci di pasta e gli arrosti. Ne prendevo porzioni che mettevo in piatti di plastica per non destare sospetti e li nascondevo in una stanza che mi era stata assegnata come piccolo ufficio. Finivano tutti dietro una pila di libri e i compagni uno alla volta, entravano e mangiavano. Io invece divoravo zuppe perché a Milano sentivo sempre freddo. Ma durante i permessi scappavo in centro e sognavo ad occhi aperti guardando le vetrine dei negozi di via Monte Napoleone. Li conoscevo a memoria.

Quando la svolta come stylist? Dopo aver frequentato l’Istituto Europeo di Design. Cominciai a lavorare per gli uffici stampa come factotum, poi una collega mi aprì gli occhi. Mi disse: "Tu non solo devi, ma tu vuoi fare lo stylist".

Anni bohémien? Sì, giravo a bordo della mia vespa per scovare luoghi e scorci di Milano che potessero essere adatti per i servizi fotografici. Cominciai a collaborare con alcuni fotografi, producevamo servizi che poi vendevamo ai giornali o ad agenzie pubblicitarie. Il vantaggio era che molti uffici stampa mi davano accessori e vestiti sulla fiducia, anche se non ero ancora noto. In quegli anni avevo ancora i capelli e mi divertivo organizzando feste nel mio minuscolo appartamento in piazza Firenze. Al contrario di quanto accade di solito, ero amato dai vicini perché dicevano che portavo un po’ di allegria.

E poi i matrimoni sono diventati i suoi "ferri del mestiere"? Sì, è accaduto a Milano nel 1999, quando un’amica mi chiese di darle una mano per organizzare le sue nozze. Ho intuito che poteva diventare un mestiere. Dare avvio a questa nuova attività qui, mi ha aperto le porte ovunque. In 15 anni ho organizzato più di 300 matrimoni, ho inaugurato il mio studio di consulenza, creato una mia linea di abiti e di gioielli per la sposa.

I dati, però, indicano che i matrimoni sono in calo, soprattutto in grandi centri del Nord tra cui Milano e lei dice che questa città le ha ispirato la cerimonia che incarna più di altre la tradizione? Sì, perché Milano ama molto la ritualità anche se è frenetica. E poi mi ha insegnato che per le nozze non bisogna rincorrere l’evento irripetibile, invece è meglio puntare sul buon gusto e la misura.

La sua zona preferita? Quella che ruota attorno a piazza Borromeo. E’ una delle aree più antiche di Milano, con palazzi meravigliosi. Per me rappresentava un miraggio, una meta da raggiungere: e dopo un po’ di anni sono riuscito a stabilire qui il mio quartier generale. La prospettiva è unica con un reticolo di vie strette che poi sfociano nella piazza: è come trovare un nuovo mondo.

Lei invece ha trovato anche la tv? Sì, l’esordio nel 2005 su Real Time. Lavoro in esclusiva per Discovery e in autunno ci sarà un nuovo programma sulle spose. Ma il sogno ora è di staccare la spina e tornare a organizzare le festicciole per gli amici.

di Massimiliano Chiavarone

mchiavarone@yahoo.it

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