Il dottor Mita verso la sospensione. Le sue vittime sono in comunità

Due pazienti derubati di case e soldi, ora è ai domiciliari con la moglie

Piero Mita, 65 anni, medico di base al Gratosoglio

Piero Mita, 65 anni, medico di base al Gratosoglio

Milano, 18 luglio 2016 - Segregati, chiusi in una casa-prigione di via Padre Luigi Monti in zona Niguarda. Spogliati di tutti i loro averi, picchiati, costretti a mangiare alle mense dei poveri e, all’occorrenza, a lavorare gratis in un agriturismo come camerieri e addetti alle pulizie. È quanto capitato a una donna di 86 anni e a un uomo di 49, affetti da deficit cognitivo, vittime del loro medico di base, Piero Mita, 65 anni, e di sua moglie, ex infermiera di un anno più giovane. I coniugi sono finiti agli arresti domiciliari. Indagate anche la loro figlia, di 26 anni, e una complice, di 54, affetta da ritardo cognitivo e succube di marito e moglie, che dava ordini alle due vittime, tanto da essere soprannominata “capò”: entrambe non potranno più avvicinarsi alle persone offese. I quattro dovranno rispondere a vario titolo di associazione per delinquere, sequestro di persona, circonvenzione d’incapace e maltrattamenti.

E per il dottor Mita, medico di famiglia a Gratosoglio, che almeno fino all’anno scorso era anche direttore sanitario della Clinica Matris di Severino Antinori, al centro dello scandalo sul traffico di ovuli, la strada ora è tutta in salita. Fuori dal suo studio di via Costantino Baroni 172 ha appeso un cartello: "Si avvisano i pazienti che dal giorno 18 luglio al 26 il dottor Mita sarà sostituito". Ma in quell’ambulatorio, al piano rialzato di un palazzone popolare, non potrà rimetterci piede per un bel pezzo. Forse mai più. L’Ordine dei Medici annuncia provvedimenti. "Domani (oggi per chi legge, ndr), scriveremo alla Procura - fa sapere Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici di Milano e provincia - per avere conferma ufficiale che si tratti di lui. Dopodiché scatterà l’ordinanza di sospensione di diritto dalla professione". Il secondo passo sarà avviare l’iter per un procedimento disciplinare a suo carico, che rimarrà in sospeso in attesa che si pronunci il Tribunale. "Lo faremo alla prima commissione utile". Il resto, si vedrà dopo la sentenza definitiva.

Intanto le due vittime, prive di parenti, sono state accompagnate in una comunità protetta. Ora sono seguite da nuovi amministratori di sostegno (ai precedenti, visto quanto emerso, è stato tolto l’incarico). La nonnina di 86 anni e l’uomo di 49, peraltro, potrebbero non essere le uniche vittime: sono in corso accertamenti, che riguardano in particolare una terza persona. Le indagini erano scattate lo scorso marzo, dopo un intervento dei carabinieri nell’appartamento-vergogna di via Padre Luigi Monti. Alcuni vicini avevano sentito urla e lamenti, da qui la chiamata alle forze dell’ordine. E i militari si erano trovati davanti due persone che vivevano tra gli escrementi di 4 cani (che poi si è scoperto essere i cagnolini dell’86enne) e rifiuti vari, senza la possibilità di uscire né di aprire la dispensa col cibo, chiusa con un lucchetto. Il giorno della scoperta, nella casa si era materializzata la 54enne, complice del medico e della moglie, che durante una telefonata aveva finto di parlare con la madre. I militari, però, si erano accorti che dall’altro capo c’era il dottor Mita. E sono partite le indagini, a cura dei carabinieri della Compagnia di Milano-Porta Monforte. Intercettazioni telefoniche e perquisizioni hanno fatto venire a galla il quadro choc.

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