Dolce & Gabbana, le Poste sono lente e un pezzo di processo sparisce per prescrizione

Evasione: ricorso-lumaca e l’udienza slitta a ottobre di Mario Consani

Gli stilisti Dolce e Gabbana (Newpress)

Gli stilisti Dolce e Gabbana (Newpress)

Milano, 10 settembre 2014 - Dolce & Gabbana, la prescrizione cancella un altro pezzo di processo. E l’udienza estiva della Cassazione, che avrebbe dovuto evitare proprio quel risultato, è slittata invece al 21 ottobre per motivi burocratici. Uno dei ricorsi, spedito via posta da Lecce a Milano ci ha messo un mese per arrivare: così - spiegano in procura - la cancelleria della Corte d’appello milanese ha inviato l’intero dossier a Roma con grande ritardo. Troppo perché la Suprema Corte potesse fissare un’udienza urgente in agosto. Risultato: caduto uno dei due episodi di evasione fiscale contestati, male che vada i due stilisti potranno contare su una condanna necessariamente più mite dei 18 mesi già incassati nel processo d’appello.  Eppure i giudici, a metà giugno, avevano disposto la corsia d’urgenza per il caso, con un’ordinanza contro cui la difesa aveva fatto ricorso senza successo. I pm Laura Pedio e Gaetano Ruta avevano calcolato che la prescrizione sarebbe caduta il 28 di agosto per uno dei due capi di imputazione del processo chiuso finora con condanne passate dai 20 mesi del primo ai 18 mesi del secondo grado (pene sospese) proprio perché già era intervenuta la prescrizione per una delle due annualità di dichiarazione dei redditi oggetto del procedimento. La vicenda riguarda la società lussemburghese Gado, controllata dai due stilisti Stefano Gabbana e Domenico Dolce, creata proprio per acquistare e gestire i loro marchi ma ritenuta dai giudici una società di fatto italiana anche se con “vestito” estero. Così era scattata l’accusa di omessa dichiarazione dei redditi e la polemica con il Comune di Milano dopo la condanna.

Ora però il timbro della Suprema Corte, che potrebbe chiudere la vicenda (ma anche riaprirla), arriverà soltanto a fine ottobre. Colpa del ricorso presentato, nei termini, da uno dei co-imputati. Depositato (legittimamente) in Puglia da un avvocato del foro milanese, grazie alle Poste ci ha messo un mese per arrivare in città. Così tutta la pratica ha infine raggiunto Roma troppo tardi perché potesse essere fissata una seduta “feriale” della Cassazione. Agosto se n’era andato, e con lui un altro pezzo del processo ai due stilisti. E se i giudici romani non arriveranno ad un verdetto entro il 31 ottobre, anche l’ultima contestazione nei confronti degli imputati sarà svanita nel tempo. Insieme ai sette anni d’inchiesta trascorsi inutilmente nell’attesa di una parola definitiva della Giustizia.

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