Tiziano Ferro: la musica è la regina, lo show il suo vestito

Via ai tre concerti a San Siro

Tiziano Ferro

Tiziano Ferro

Milano,16 giugno 2017 - Mi sono innamorato di me. Parafrasare Tenco, parlando dell’autocelebrazione-kolossal che Tiziano Ferro deposita stasera, domani e lunedì tra i sacri spalti di San Siro, viene quasi naturale. E non solo per il commosso omaggio che l’idolo di Latina rivolge all’autore ligure durante lo show, inginocchiandosi davanti al monolite del ricordo. Nelle intenzioni delle due ore e venti di maratona - col rammarico di non avere un paio di corde vocali di ricambio per cantare anche di più - Tiziano circoscrive, infatti, tutto l’universo Ferro dando vita a un florilegio musical-letterario completamente autoriferito.

«Come accade con le Carte di Propp, che, allineate in un modo piuttosto che in un altro, creano storie differenti, così col repertorio di questo show io ho creato la mia favola perfetta» ammette. «Se nel 2015 avevo messo in scaletta tutti i singoli, stavolta ho fatto delle scelte mirate, anche perché un album ‘Il mestiere della vita’ ha una sua linea ben precisa che mi piace rispettare». Effettivamente, mancano cose come “L’olimpiade” o “Ti voglio bene”, ma le altre ci sono tutte, a cominciare da quella “Stop! Dimentica” con la sua gabbia circolare di raggi laser o “Xverso” con le sue cascate pirotecniche. «Dopo due anni di viaggi in giro per il mondo che mi hanno fatto sedere negli stadi e nelle arene in cui si esibivano i più grandi artisti internazionali, da Beyoncé a Sia, passando per Ed Sheeran, Rihanna, i Culture Club, tutta gente che non ha paura di osare, mi piace pensare a questo mio spettacolo come a un ibrido completamente folle in cui la tecnologia non prende mai, però, il sopravvento sulla magia della musica o della voce. La musica rimane la cosa più potente e tutto quello che le gira attorno è solo un abbellimento, anche se in grande stile, dei suoi contenuti».

Il palco “televisivo”, caratterizzato da un caleidoscopio di schermi protesi verso il pubblico – compreso un soffitto ad alta definizione del peso di 14 tonnellate sospeso sulla testa del cantante – sembra anticipare le sue prossime mosse. «Sono anni che i direttori di rete contattano il mio manager proponendogli uno spettacolo tv» ammette Ferro, 37 anni. «Io mi avvicino a queste offerte sempre con grande curiosità sperando che loro mi diano uno spunto, e invece sono loro a volerlo da me. Nella musica riesco ad avere idee sempre nuove, mentre nella tv, non conoscendola abbastanza, no. Virginia Raffaele è molto creativa, sa stare davanti alla telecamera, conosce il mezzo e sa scrivere per quel tipo di linguaggio. Se l’affiancassi nella realizzazione di un disco, saprei cosa farle fare, per questo nel momento in cui accettassi l’offerta della tv avrei bisogno di qualcuno capace di fare lo stesso con me». Sostenuto da una band di sei elementi alle dipendenze del pianista Luca Scarpa, Ferro trova nell’acqua che gorgoglia sugli schermi e lo investe nel finale di “Potremmo ritornare”, la metafora di questo nuovo spettacolo. E vederlo a testa china e braccia larghe sotto il muro liquido che gli precipita addosso da dieci metri d’altezza è un’immagine potente come quella del Cristo del Corcovado investito dalle ultime “águas de março”. O dalla prima “temporada de verão”.

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