Navigli riaperti con ponti, barche e negozi: una pazza idea nata 20 anni fa

Il presidente della Commissione e il progetto. "Altro che Amsterdam, Milano tornerà ai fasti dell’Ottocento"

I Navigli a Milano

I Navigli a Milano

Milano, 29 luglio 2017 - «Tutto ha avuto inizio vent’anni fa, da giovani laureandi. Il primo di loro arrivò da me nel 1997 con un’idea per la tesi: ‘Riapriamo i Navigli’». Da allora di ricerche e di acqua sotto i ponti ne sono passate parecchie. Antonello Boatti, docente di Urbanistica del Politecnico, è al timone della commissione di esperti che ha redatto il piano di fattibilità per la riapertura dei Navigli.

Quante tesi di laurea ha seguito sull’argomento?

«Personalmente 25-30 a cui si devono aggiungere quelle curate dal mio collega, il professor Marco Prusicki, principalmente sul Naviglio Martesana. I laureandi, se diretti, hanno capacità di produrre tanta ricerca, anche più di molti ‘contrattualizzati’».

Di quei primissimi studi è rimasto qualche spunto?

«Mi colpì molto un giovane che mi aveva proposto di portare il ponte delle Sirenette, oggi a Parco Sempione, nel luogo originario, in via San Damiano. E si potrà fare, è una suggestione che è nata lì, in una tesi. Un’altra è l’apertura del laghetto di San Marco, dove si trovavano le lavandaie e gli uomini stavano a guardarle. Adesso le sponde del laghetto potrebbero essere dedicate a eventi culturali visto che le lavandaie non ci sono più».

Ci sono state idee bizzarre?

«Io li ho sempre stimolati a essere bizzarri. Mi sento anch’io un po’ visionario sul tema, ma penso che la riapertura dei Navigli non sia bizzarra, al contrario: è fattibile, nel segno dell’innovazione e nella ripresa dei valori storici».

Quando c’è stata la svolta?

«Queste tesi hanno avuto il loro coronamento quando, nella Giunta precedente, l’assessore De Cesaris ha affidato lo studio di fattibilità a un gruppo interdisciplinare formato da docenti di Politecnico, Statale e Università di Pavia. Lo studio è vasto, ci sono tutti i dati, oltre 50 tavole disegnate, ci siamo messi al lavoro, insieme, a titolo totalmente gratuito».

I vantaggi della riapertura?

«Verrà dato ancor più rilievo alle bellezze naturali. Milano, città d’acqua, tornerà alle sue origini, compatibilmente alle esigenze moderne: tutti potranno tornare a casa in auto, i taxi accompagneranno a ogni civico, i pompieri arriveranno ovunque, ci saranno le corsie di emergenza. Certo, non si potrà più correre a 90 all’ora in via Senato di notte...».

Sa che c’è già chi sta contando i parcheggi in meno…

«L’obiettivo di ogni città è diminuire le auto in circolazione, favorire parcheggi più esterni. Ogni posto adesso è accessibile col metrò e con la M4 sarà ancor più facile. Io rispondo con un esempio: immaginate cosa sarà poter vedere l’abside di San Lorenzo dall’acqua, in piazza Vetra. O dire agli studenti della Statale che accanto al loro campus e ai giardini della Guastalla passerà il Naviglio».

E stiamo parlando di luoghi già belli.

«Infatti, pensiamo a quelli meno belli come piazza Cavour che oggi è discutibile, dove è previsto un invaso d’acqua, o a via Melchiorre Gioia dove è stato pensato un sistema particolare che prevede un duplice livello: il Naviglio passerà in mezzo al viale, si affacceranno nuovi negozi. Tutto questo permetterà un rilancio soprattutto delle zone periferiche».

Milano più una piccola Amsterdam o simile a Venezia? «Nessuna delle due. Qui è tutta una altra storia. Milano è una città d’acqua. Ripensiamo più alla Milano di fine ’800. Anche altre città riportano l’attenzione verso acqua e verde: a Madrid pensano di interrare un’autostrada urbana per valorizzare il parco. Si fa sempre più spazio l’idea che una città che funziona ed è velocissima abbia bisogno anche di momenti di sosta, di tregua».

E la navigabilità dei Navigli?

«È essenziale. Le opere si fanno perché sono belle e utili, il progetto è costruito per la navigabilità. Abbiamo studiato una barca con 36 posti, con ingombro di 1,80 metri. Può girare i Navigli, larghi dai 7 ai 9 metri, nei due sensi».

Cosa ne pensa di un «tuffo»?

«Sulla balneazione non ho pregiudizi, ma va regolamentata, con personale dedicato alla sorveglianza. È una bella idea, comunque. L’acqua è pulita e, quando si separeranno i destini dei Navigli e del Seveso, sarà ancora più pura».

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