Milano, incidente sul lavoro. Il coraggio di Giuseppe: "Ha dato la vita per i colleghi"

Il 48enne si è lanciato per salvare gli amici

INCHIESTA  Gli investigatori nell’area della fabbrica

INCHIESTA Gli investigatori nell’area della fabbrica

Milano, 17 gennaio 2018 - «Sono rimasta sola, ora non mi resta nessuno». Piange disperata la moglie di Arrigo Barbieri, il 57enne responsabile di produzione della Lamina spa. Il suo cuore ha smesso di battere alle 18.15 di ieri all’ospedale San Gerardo di Monza, dov’era stato portato poco prima in condizioni disperate. «Sono sola, sono sola...», ripete la donna, sorretta dalla figlia che continua a ricevere telefonate sul cellulare. «Era il mio caporeparto, una persona gentile – lo ricorda commosso un operaio assunto tre mesi fa nella ditta di via Rho a Milano –. Se doveva richiamarmi per qualcosa lo faceva senza problemi, ma poi in mensa si rideva e si scherzava: mi faceva sentire parte di una grande famiglia». 

E in effetti l’azienda nata nel 1949 è un po’ come una piccola famiglia: gestita da sempre dai Sanmarchi, prima il padre e poi i figli, conta una trentina di dipendenti. Tra loro c’è da sempre Giancarlo Barbieri, il fratello maggiore di Arrigo, che si occupa di addestrare gli addetti meno esperti. Appena ha sentito la richiesta di aiuto, si è subito buttato giù per la scalinata della fossa per mettere in salvo il fratello. Non ci è riuscito: colto immediatamente da malore, è scivolato per i gradini mentre stava per essere portato fuori da altri due operai. «Ho cercato di sollevarlo, ma non ci sono riuscito – ci ripensa tra le lacrime uno degli operai intervenuti in soccorso –. Era come un peso morto, a un certo punto si è sbilanciato ed è caduto all’indietro, ha fatto gli ultimi tre gradini con la testa». Tutti si sono precipitati ad aiutare i colleghi in difficoltà. Gli amici di una vita passata in azienda a lavorare i metalli. Uno di loro, però, ha pagato il suo coraggio con la vita: Giuseppe Setzu, 48 anni, che già in azienda chiamano «eroe». «È arrivato per ultimo, ma non ha esitato un attimo – spiega un addetto al reparto Cesoie –. Si è buttato giù per la scalinata, ma quelle esalazioni sono state fatali pure per lui». 

È morto al San Raffaele, nonostante l’estremo tentativo di salvargli la vita attaccando alla macchina per la circolazione extracorporea all’ospedale San Raffaele. Gli altri due operai, Alfonso Giocondo e Giampiero Costantino, stanno bene. «Sono riuscito ad aiutare Giampiero a uscire – spiega un altro operaio – l’ho trascinato su più in fretta che potevo. Poi siamo usciti tutti quando hanno evacuato l’azienda. Una volta fuori non ho visto più Beppe, che fino a poco prima era vicino a me: ho pensato che fosse tornato a casa, invece era rientrato nel capannone e ancora mi domando perché l’abbia fatto». Beppe Setzu ha dato la sua vita per provare a salvare quella dei fratelli Barbieri e dell’elettricista Marco. E se alla fine Giancarlo sopravviverà, sarà soprattutto per merito suo, dell’eroe di via Rho.

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