"Scusi, può spostare la sua Ferrari?". Insulti e spintoni al papà del disabile

L’episodio in via Montenapoleone. Arrivano gli agenti delle Volanti

Auto di grossa cilindrata

Auto di grossa cilindrata

Milano, 18 settembre 2017 - Un comportamento odioso. Difficilmente giustificabile. E che genera un’immediata riflessione: l’attenzione mediatica generata dal cartello discriminatorio lasciato nel parcheggio di un centro commerciale di Carugate qualche settimana fa non ha sortito l’effetto di aumentare il senso civico di alcune persone. Almeno non ha fatto breccia nella testa dell’automobilista che due giorni fa ha posteggiato la sua Ferrari blu nell’area riservata ai disabili all’angolo tra via Montenapoleone e via Gesù. Sarebbe bastato questo a biasimarne la condotta. Il 59enne, nato a Milano ma residente nell’elvetica Lugano, si è superato. Primo pomeriggio di sabato, siamo nel cuore del Quadrilatero della Moda.

Il bolide è lì in bella vista. Lì dove non dovrebbe essere, visto che non risulta che il proprietario sia affetto da handicap. Poco dopo, arriva l’auto guidata da un uomo: in macchina con lui c’è anche il figlio, minore, che si muove con l’ausilio di una carrozzina. In quel punto, ci sono due posti riservati ai disabili, ma evidentemente sono entrambi occupati (forse tutti e due dalla Ferrari posteggiata proprio nel mezzo). L’uomo scende dalla macchina e chiede gentilmente al 59enne di spostare la Ferrari per consentirgli di posteggiare. La reazione dell’interlocutore è inaspettata quanto veemente, stando al racconto del padre del bimbo disabile: urla e insulti, persino uno spintone per allontanarlo. Il tutto davanti al minore, rimasto in macchina in attesa di poter scendere. A quel punto, l’uomo chiama il 112.

Sul posto arriva un equipaggio delle Volanti della polizia, ma nel frattempo il 59enne è risalito sulla fuoriserie e se n’è andato. Non senza lasciare traccia del suo passaggio, però, visto che il papà del bambino ha avuto la prontezza di annotare il numero di targa della Ferrari blu e di segnalarla agli agenti dell’Ufficio prevenzione generale, coordinati dalla dirigente Maria Josè Falcicchia. Dai successivi controlli verrà fuori che la macchina, immatricolata in Svizzera, appartiene a un professionista 59enne residente a Lugano: il suo nome, stando a quanto emerge digitandolo sui motori di ricerca, sarebbe anche comparso nei Panama Papers, il fascicolo riservato composto da 11,5 milioni di documenti confidenziali creato dalla Mossack Fonseca, uno studio legale panamense, con informazioni dettagliate su oltre 214mila società offshore (con tanto di identità di azionisti e manager). Di più: dalle prime verifiche sembra che l’uomo abbia rimediato una sospensione a tempo indeterminato della patente italiana e che dal 2015 sia titolare di un documento di guida svizzero. C’era lui al volante della Ferrari o qualcun altro? Al momento, non è possibile saperlo con certezza. E gli ulteriori accertamenti sul caso sono adesso legati alla presentazione della denuncia da parte del padre del bambino: fino a ieri sera non era stata ancora formalizzata, ma l’uomo ha 90 giorni di tempo.

nicola.palma@ilgiorno.net

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