Covid in Lombardia: meno ricoveri, la prima luce di speranza

Un calo di appena 32 pazienti, ma basta per essere ottimisti. La Regione: "Dialogo sui parametri e niente differenze fra le province"

Dal 6 novembre la Lombardia è entrata in lockdown “soft“ con la zona rossa

Dal 6 novembre la Lombardia è entrata in lockdown “soft“ con la zona rossa

Milano, 20 novembre 2020 - Ieri , per la prima volta dall’inizio della seconda ondata, il numero dei ricoverati per Covid nei reparti degli ospedali lombardi è diminuito. Appena 32 letti “ordinari“ occupati in meno per un totale di 8.291 degenti con la nuova Sars, mentre i ricoverati in terapia intensiva aumentavano di altri 12 a 915 in tutta la Lombardia e i morti per Covid di altri 165, sfondando quota ventimila - 20.015 - dall’inizio della pandemia. Eppure questa schiarita sui reparti Covid, che sono stati i primi ad andare in crisi con l’ondata d’autunno (mentre a marzo erano esplose subito le terapie intensive), è il primo segnale che si tocca con mano perché la discesa dell’Rt, l’indice di diffusione del contagio, con volumi come quelli attuali (ieri ci sono stati 7.453 positivi su 37.595 tamponi di cui 2.928 nella provincia di Milano, e la città dopo tre giorni è tornata sopra i mille quotidiani, a 1.134) non è ancora in grado di riportare la situazione entro quei limiti che rendono possibile il tracciamento dei nuovi casi.

Il governatore Attilio Fontana si è presentato alla stampa per commentare il dato sui reparti "che ritengo estremamente importante", e un effetto di quel "miglioramento graduale" innescato dalle misure di contenimento adottate dopo metà ottobre in Lombardia, in particolare del coprifuoco e della didattica a distanza per le superiori decisi il 22 ottobre, "che stanno dando risultati positivi". Quanto alla “zona rossa“ scattata il 6 novembre, "da questa settimana potremo vedere" l’esito che l’ulteriore stretta imposta dal Governo "potrà determinare". Con il Governo, ha spiegato il presidente della Regione, "abbiamo discusso sulla valutazione e riduzione dei parametri" in base ai quali vengono assegnate le fasce di rischio alle regioni. "C’è stata una disponibilità del ministro Roberto Speranza a sottoporre le nostre osservazioni ai tecnici, che decideranno se ridurre i parametri o quali modificare", ma comunque, ha spiegato Fontana, il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia ha chiarito che i parametri resteranno gli stessi fino al 3 dicembre, cioè alla scadenza del Dpcm. "Col Governo c’è una piena volontà di continuare questo confronto e scelta comune delle misure da assumere", ha aggiunto Fontana.

Dal 27 novembre, se i dati continueranno a confermare l’“arancione tecnico” assegnato alla Lombardia dalla cabina di regìa Iss-Ministero della Salute dopo la prima settimana di lockdown “soft”, la nostra regione potrebbe rientrare nella seconda fascia di rischio, passando da rosso ad arancione. E su questo tema ieri la Lombardia ha ritrovato l’unità interna dopo giorni di fibrillazione, coi sindaci di alcune città dell’Est falcidiate dalla prima ondata ma meno colpite adesso che premevano per un allentamento delle misure: ieri, ha spiegato il governatore, "c’è stato un incontro coi sindaci dei capoluoghi e coi presidenti delle Province per valutare la situazione. Tutti quanti abbiamo deciso una cosa importante, di continuare questa battaglia in maniera unitaria", e cioè senza richieste, "per il momento", di misure differenziate tra i vari territori, "anche in base all’esame dei dati che conferma come l’epidemia nella nostra regione stia assumendo un comportamento unitario. Però credo sia importante la volontà di continuare uniti questa battaglia". Che è battaglia, ha chiarito il governatore, "contro il virus. Se poi riusciremo a essere efficienti nella battaglia contro il virus ci sarà anche un miglioramento" dal punto di vista "delle limitazioni che sono state poste".  

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