Bimbo vegano salvato dal bisturi. I genitori potevano farlo operare mesi prima

Il cardiochirurgo: "Questo bambino è un lottatore". I genitori sono al San Donato, ma non possono decidere nulla

Medici durante operazione chirurgica (foto di repertorio)

Medici durante operazione chirurgica (foto di repertorio)

Milano, 10 luglio 2016 - "Questo bambino è un lottatore", ha detto il cardiochirurgo Alessandro Giamberti che l’ha operato martedì al Policlinico San Donato. Lo dice lui, che col suo primario Alessandro Frigiola ha salvato minuscoli cardiopatici in Africa, Kurdistan iracheno, Yemen: posti lontani in tutti i sensi dalla cardiochirurgia pediatrica dell’Irccs capofila del gruppo Rotelli, molto più della periferia Ovest di Milano. In questo, che è uno dei primi centri in Italia e in Europa, quel bimbo milanese che a un anno passato pesa come un grosso neonato (cinque chili) non era uno sconosciuto: era già stato visitato al San Donato in passato. E dall’ospedale, nell’ultimo anno, la famiglia sarebbe stata contattata più di una volta per sollecitare l’operazione necessaria a correggere il suo difetto interventricolare, un intervento che si esegue di solito nei primi mesi di vita. 

Il bimbo aveva una patologia congenita, che secondo il primario della Casa pediatrica del Fatebenefratelli Luca Bernardo può aver avuto un ruolo nel bloccarne la crescita, insieme alla malnutrizione dovuta alla dieta vegana rigida che sembra gli imponessero i genitori, senza alcuna integrazione di calcio, ferro, vitamina B12 e D indispensabili per bimbi così piccoli, anche se non sono cardiopatici. Sono stati i medici, in tutti i sensi, a salvare la vita al bambino, figlio di una coppia sulla quarantina, lei italiana lui indiano, che abita in un palazzo tutt’altro che popolare della periferia Ovest con dieci gatti, un cane e cibo solo vegano.

Non evitavano del tutto i dottori, ma alle loro indicazioni per il bambino, anche veementi, si sono mostrati sempre poco reattivi. A fine giugno i nonni del bimbo, preoccupati, avevano chiamato il Fatebenefratelli e i genitori si erano convinti a portarlo in pediatria. I medici, vedendolo così sottopeso, si erano poi preoccupati di ritirare gli esiti degli esami del sangue e avevano chiamato la madre per ricoverare il bambino, spiegandole che rischiava la vita. "Ha detto che ne avrebbe parlato con la sua pediatra, ma quando le abbiamo chiesto di parlarci noi ha riattaccato", ha spiegato Bernardo. Così il Fatebenefratelli è ricorso all’extrema ratio ("La collaborazione dei genitori si cerca sempre, è fondamentale") di avvertire il Tribunale dei Minori, e il 1° luglio la Polizia locale è andata a prelevare il bimbo a casa. Al Buzzi, dov’è stato portato in rianimazione pediatrica per essere alimentato, su input dei colleghi del Fatebene i cardiologi hanno avuto l’ulteriore scrupolo d’un ecocardiogramma, e hanno scoperto che la patologia cardiaca di cui la mamma aveva riferito, senza mostrare documentazione, era in realtà molto più grave. Così il bimbo è stato portato finalmente al San Donato ed è stato operato. Le sue condizioni sono definite "buone", è già in reparto e in ospedale ci sono anche i genitori. Ma non possono prendere alcuna decisione sul suo conto: il "lottatore" di cinque chili è temporaneamente affidato al San Donato, la patria potestà al pediatra che era di turno il 2 luglio.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro