Antinori arrestato, gip: "Ragazza trascinata in sala operatoria". Lui: "Complotto arabo"

Intanto Antinori chiede di tornare libero e attacca: "E' un complotto del mondo arabo". Il medico avrebbe prospettato "l'esplosione dell'utero" se la ragazza non avesse accettato l'operazione chirurgica. Lei ha una conoscenza limitata della lingua italiana. Agli atti una drammatica telefonata

Il professor Severino Antinori (Olycom)

Il professor Severino Antinori (Olycom)

Milano, 16 maggio 2016 - Un'operazione chirurgica, altrimenti l'utero "sarebbe esploso". E poi il racconto di una forzatura: la ragazza 24enne infermiera spagnola con origini marocchine, che viene immobilizzata e sedata piangente per subire poi l'operazione d'asporto di ovuli. Un racconto riassunto nell'ordinanza di custodia cautelare del gip a carico di Severino Antinori, ai domiciliari da venerdì. Il professore intanto chiede di tornare libero e contrattacca: "E' tutto un complotto del mondo arabo per dimostrare che queste tecniche sono vergognose, falsando la verità".

"OBNUBILATO DAL GUADAGNO " - Agli atti dell'indagine che ha portato agli arresti Antinori c'è anche la registrazione audio della drammatica telefonata con cui la 24enne ha chiesto aiuto alla polizia. L'accusa per il ginecologo è di aver prelevato, lo scorso 5 aprile nella clinica Matris, 8 ovuli alla ragazza contro la sua volontà per poi reimpiantarli in altre donne. La giovane, secondo la Procura di Milano, sarebbe stata immobilizzata, sedata e le sarebbe stato fatto sparire anche il cellulare, non ancora ritrovato. "L'indifferenza nei confronti della dignità e del corpo della donna, dimostrata dall'Antinori, obnubilato dalla finalità di guadagno (...) rende evidente il pericolo della commissione di delitti della stessa specie", scrive il gip di Milano Giulio Fanales nell'ordinanza che ha portato agli arresti domiciliari il ginecologo. Tali considerazioni si riferiscono anche alle "due segretarie, disposte a tutto pur di assecondare i desideri del datore di lavoro" e per le quali è stato disposto l'obbligo di dimora. "L'impellente bisogno di reperire ovociti, idonei all'immediato impianto nell'utero delle clienti, nell'esclusiva ottica della massimizzazione del profitto" sarebbe dunque il "movente" che avrebbe spinto Antinori e le due collaboratrici "a comportamenti spregiudicati, giunti sino al prelievo forzoso, mediante la violenta privazione della libertà personale". Lo si legge nel provvedimento con cui gip di Milano Giulio Fanales ha disposto i domiciliari per il medico accusato di rapina pluriaggravata anche di ovociti.

"LA RAPINA" - Severino Antinori avrebbe prospettato alla giovane "la necessità di una semplice operazione chirurgica in anestesia locale, pena la 'esplosione' dell'utero". È un passaggio dell'ordinanza di custodia cautelare in cui si riassumono le parole della donna, che ha denunciato l'episodio agli investigatori. Il giudice, nel ricostruire i fatti, spiega che la giovane vittima è una "spagnola di origine maghrebine residente in provincia di Malaga, diplomata come infermiera, all'epoca dei fatti disoccupata, dotata di un'assai limitata conoscenza della lingua italiana".

La giovane infermiera spagnola sarebbe stata "afferrata e spinta contro il muro con la forza, trascinata per le braccia fino alla sala operatoria e rivestita con il camice. Malgrado implorasse piangendo di non essere sottoposta all'intervento, veniva messa sul lettino (...) e totalmente sedata, mediante un'iniezione al braccio". È la sintesi di quanto denunciato dalla vittima riportata nell'ordinanza. Il gip, che ritiene "connotate da completezza e specificità e dotate di logicità ed intrinseca coerenza" le dichiarazioni della infermiere spagnola, ha ricordato anche che la giovane, al suo risveglio e dopo essere riuscita ad avvertire le forze dell'ordine, sarebbe stata minacciata da Antinori. Il medico, "in attesa dell'arrivo della polizia" le avrebbe detto "che, possedendo molto denaro e potere, avrebbe incaricato alcune persone di ucciderla".

LA TELEFONATA - Agli atti dell'inchiesta del procuratore aggiunto Nunzia Gatto e del pm Maura Ripamonti, secondo quanto si è appreso, ci sarebbero, oltre alla denuncia, agli accertamenti alla quale è stata sottoposta la giovane alla clinica Mangiagalli, dove poi è stata ricoverata, i referti medici delle ecchimosi che aveva sul corpo e la registrazione della telefonata con cui, al suo risveglio, dopo l'intervento, ha chiesto soccorso alla polizia. La chiamata proveniva da un telefono fisso dopo che la donna si era accorta di non avere più il telefonino. Una chiamata definita «drammatica» in cui la 24enne non sarebbe riuscita a farsi capire in quanto parla spagnolo. Solo grazie a un interprete, chiamato dalle forze dell'ordine mentre lei era al telefono, ci si è resi conto di quel che era accaduto e si è così potuto soccorrerla.

"COMPLOTTO ARABO" - "È chiaro che si tratta di un evidente complotto. Mi ha calunniato, organizzata dal mondo arabo. Non è spagnola, viene da Marrakech - ha detto Antinori riferendosi all'infermiera -. Ha ordito una specie di complotto, a dimostrare che queste tecniche sono vergognose, falsando la verità". Così Antinori si è difeso dall'accusa in un'intervista realizzata da una troupe di Pomeriggio Cinque mentre era affacciato alla finestra. "Nessun tipo di violenza - ha aggiunto Antinori -. Lei si è auto-lesionata. All'uscita si è fatta male con il bastone, abbiamo 30 prove. La signora - ha aggiunto il ginecologo - si è sottoposta a tecniche di ovodonazione, con tanto di spiegazione in spagnolo e in arabo. Non era ignara. Ha tentato, io non volevo, mi ha incontrato l'11 novembre in un locale dove si gioca, dove si balla... Sapendo il mio nome... io dico 'ma come fai a sapere il mio nome?', e glielo dico in francese, in italiano e in spagnolo. 'So che lei è molto bravo e vorrei donare gli ovulì, vabbè.... arrivederci... dopo due ore è nel mio albergo". "Non è vero - ha concluso Antinori - che lei è stata forzata, è tutto falso. Il magistrato ha le carte. Violenza di nessun tipo, lei si è auto-lesionata. All'uscita si è fatta male con il bastone, abbiamo 30 prove. Io avrei reagito in modo violento per far dimostrare che lei... che io... sono una persona malvagia. È chiaro che lei mirava anche al denaro».

Gli avvocati di Antinori (Vinicio Nardo e Tommaso Pietrocarlo) hanno depositato istanza di revoca sia della misura cautelare degli arresti domiciliari (dove si trova da venerdì scorso) sia del sequestro della clinica milanese Matris di sua proprietà e dove sarebbe avvenuto il prelievo senza il consenso della ragazza. I due legali si sono riservati di motivare la richiesta. 

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