Mirko Rosa (quello di MirkOro), la posizione si aggrava: "Ha costretto la compagna a un rapporto sessuale"

L'accusa dei legali della donna: "Dopo avere sgozzato il gatto, dall’uomo sono arrivate nuove minacce. Ha brandito la testa dell’animale dicendole che le avrebbe fatto fare la stessa fine. L’ha costretta a un rapporto sessuale" di Ivan Albarelli

Mirko Rosa

Mirko Rosa

di Ivan Albarelli

Legnano, 25 luglio 2014 - Le foto, una decina, sono sparpagliate sul tavolo. Lei alla fine non ha voluto essere presente, ma a parlare in suo nome ci sono i suoi due avvocati. Una decina di scatti che raccontano la notte di follia che proprio una settimana fa ha fatto finire Mirko Rosa — il titolare di una miriade di compro oro diffusi in mezza Lombardia — in carcere e la sua compagna ventiduenne dritta in ospedale con una prognosi (ottimistica) di una quindicina di giorni.  Il volto tumefatto dalle botte. Un’ematoma sotto l’occhio sinistro gonfio e violaceo. Un grumo di sangue all’interno del bulbo oculare destro: «È stato lui a ficcargli un dito nell’occhio», spiegano Alessandro Mercurio e Luigi Cacciapuoti. Il viso della giovane che fino a mercoledì scorso condivideva con l’eccentrico imprenditore dell’oro, per usare un eufemismo, un lussuoso gatto e una bimba di undici mesi, fa davvero impressione. «La difesa di Mirko Rosa sostiene che la ragazza è stata colpita per sbaglio. Involontariamente, mentre Rosa si difendeva dall’aggressività di un gattino di pochi mesi. Come possono questi ematomi essere compatibili con un singolo colpo sferrato?». Oltre al viso, le altre foto mettono in evidenza ematomi e lividi un po’ in tutto il corpo. Dalle gambe alle braccia. Quindici in tutto.

Immagini, ma anche parole. Nella deposizione fatta “a caldo” davanti ai carabinieri di Castellanza e ora finita nel dossier in mano al pm di Busto Arsizio Francesca Gentilini. Il racconto della ragazza, se verrà confermato in sede giudiziaria dalla prima all’ultima parola, toglie a tratti il fiato per le umiliazioni alle quali è stata sottoposta. «Quanto è accaduto una settimana fa è l’apice, se vogliamo, di una serie di vessazioni indicibili — sottolineano i due legali —. Dopo avere sgozzato il gatto, dall’uomo sono arrivate nuove minacce. Ha brandito la testa dell’animale dicendole che le avrebbe fatto fare la stessa fine. L’ha costretta a un rapporto sessuale. Da quel che lei stessa ha confessato le umiliazioni erano continue, sistematiche. Veniva trattata come un oggetto. E derisa». Domanda scontata, ovvia: perché non scappare e tornare dai genitori? «In fondo l’amava. E sperava che con l’arrivo della bambina tutto si sistemasse». In questi giorni una psicoterapeuta la sta aiutando a superare il trauma. Servirà del tempo.