San Bartolomeo: dalla Calabria ad Andrate folla e pioggia di soldi alla processione - FOTO

I calabresi nel comasco per il rito della processione vietato nella diocesi di Palmi a causa dell'inchino in un'altra celebrazione a Oppido Mamertina, di fronte alla casa di un boss di Roberto Canali

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Fino Mornasco, 1 settembre 2014 - Per annunciare la partenza della processione tre colpi sordi di spingarda: il segnale per gli uomini della confraternita, tutti in camicia bianca e con il bavero colorato al collo, che è ora di afferrare le staffe e sollevare il baldacchino. E' San Bartolomeo a far visita ai suoi devoti, casa per casa, entrando nei cortili e fermandosi all’ingresso delle villette, tutte in perfetto stile brianzolo, di questa enclave calabrese alle porte di Como dove ieri sono arrivati in tanti dall’estremo Sud per rendere omaggio al santo. «Qui siamo tutti calabresi — spiega fiero il signor Giuseppe — San Bartolomeo è il nostro santo e ci ha seguito. È sempre a lui che ci rivolgiamo per le cose belle e brutte della vita, dai matrimoni ai funerali. La processione l’abbiamo sempre fatta. All’inizio con un quadro e poi, non appena abbiamo potuto, pagando uno scultore di qui che ce l’ha fatto in legno. Mi ricordo ancora la festa quando abbiamo portato la statua qui, era il 2 giugno 1972».

E di fortuna San Bartolomeo in quarant’anni ne ha portata, ai calabresi di Andrate. Non stanno più in subaffitto nelle cascine, ognuno si è fatto la villetta con il giardino e se i padri hanno ancora i calli sulle mani, ricordi degli anni in fabbrica a far mobili o nei cantieri, i figli sono commercianti e professionisti, molti con la laurea in tasca e il Suv in garage. «Ce lo siamo sudati questo benessere — spiega Ennio dopo aver appeso al palio del santo un paio di banconote —. Se siete venuti qui per la storia degli inchini avete sbagliato strada. Qui non ci sono boss, solo grandi faticatori e siamo noi a metterci in ginocchio quando arriva il santo. La gente qui veniva anche prima che proibissero la processione a Giffone».

Tutta colpa dell’inchino alla processione di Oppido Mamertina di un paio di mesi fa: la processione della Madonna delle Grazie si fermò di fronte alla casa dell’anziano boss Peppe Mazzagatti e la statua fu abbassata in segno di omaggio. Il vescovo di Palmi ha vietato le processioni in tutta la diocesi. «Se hanno fatto bene a vietarla? Non spetta a me dirlo — commenta il sindaco di Fino Mornasco, Giuseppe Napoli, la cui foto un paio di anni fa venne fatta trovare, vicino a una vecchia bomba a mano, a poca distanza dal cimitero del paese —. Che l’ndrangheta sia di casa in Lombardia è la magistratura a dircelo da anni, ma questa è solo una festa di fede. Poi il buono e il brutto ci sono dappertutto». In coda con i franchi svizzeri c’è Rodolfo da Zurigo, anche lui versa l’obolo per una chiesa intitolata al santo ad Andrate. «Si sposa mio figlio, abbiamo bisogno di fortuna anche noi che viviamo lassù». Nessun problema, San Bartolomeo funziona anche in trasferta.