Como, scoperta maxi frode: aggirato il fisco per trenta milioni di euro

Due comaschi indagati e altrettante cooperative nel mirino della Procura

Nel mirino delle indagin ci sono due cooperative e i relativi amministratori assieme al legale rappresentante di una terza società

Nel mirino delle indagin ci sono due cooperative e i relativi amministratori assieme al legale rappresentante di una terza società

Como, 18 febbraio 2015 - Una serie di sequestri personali agli indagati, finalizzati all’eventuale confisca per equivalente in caso di affermazione di responsabilità, ma anche, sull’altro versante, il ricorso al Tribunale del Riesame per dimostrare che quel giro di fatture su cui sta indagando la Procura di Como è reale e non fittizio. Nel mirino delle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Mariano Fadda, ci sono due cooperative e i relativi amministratori, assieme al legale rappresentante di una terza società, che si ritiene sia stata creata appositamente per frodare il fisco e fare da filtro.

Il tutto, per un giro quantificato in circa trenta milioni di euro. Sul registro degli indagati, nelle scorse settimane sono finiti i nomi di Alessandro Galfetti, comasco di 64 anni, amministratore della società cooperativa Punto lavoro, sede legale a Trani e uffici a Como, assieme a Francesco Masperi, 59 anni di Casnate con Bernate, legale rappresentante della Clm di Lavoro Multifunzionale, società cooperativa con sede a Camerlata. Mentre Galfetti avrebbe ammesso, almeno in parte, gli addebiti ipotizzati a suo carico, Masperi si è rivolto al Tribunale del Riesame, sostenendo l’infondatezza dell’indagine, che si è conclusa ipotizzando i reati a vario titolo di frode fiscale, omessa dichiarazione iva e false fatturazioni. Il legale rappresentante di Clm, vuole infatti produrre ai giudici una lettura radicalmente opposta della documentazione acquisita dagli inquirenti.

Assieme a loro, risulta indagato anche Naji Al Mokaddem, 45 anni, nazionalità libanese e residente a Como, titolare della Alimaya di Sagnino, una società che sarebbe stata specializzata nei servizi di fotocopiatura e simili, ma che risulta stata cancellata dal registro nel 2012. Fino all’anno precedente, e per la precisione dal 2007 al 2011, sarebbero transitate centinaia di fatture false, emesse per operazioni inesistenti, il cui valore, a conclusione dell’indagine, viene quantificato appunto in circa trenta milioni di euro. In particolare, a Galfetti sarebbero contestate emissioni per dici milioni di euro, e altri venti ricevuti negli stessi quattro anni. Dalla Clm sarebbero invece contestate fatture false per sei milioni, che Masperi sostiene invece essere del tutto regolari. Gli accertamenti della Procura comasca, hanno raggiunto altre società cooperative di Milano, Latina e Bologna. Quanto alla Alimaya di Sagnino, si ritiene che il suo ruolo fosse esclusivamente quello di emettere fatture false, operazioni inesistenti pari a cinque milioni di euro. Un passaggio per il quale Al Mokaddem avrebbe ottenuto un utile di circa il venti per cento.