Christo, la passerella magica e il lago. L’uomo che cammina sull’acqua

Iseo, inaugurazione con suspense per il ponte The Floating Piers

Christo (Afp)

Christo (Afp)

Brescia, 18 giugno 2016 - C'era una volta... una bella fanciulla di Montisola, la storia non ci ha tramandato il suo nome. Bella ma sfortunata. Il padre, nobiluomo di Franciacorta, l’aveva promessa in sposa a un signorotto locale, naturalmente sgradevole e a lei sgradito. Così la misera ogni giorno si recava a Sensole, si specchiava nel Sebino e piangeva. Piangi oggi, piangi domani, un brutto giorno finisce per caderci, nel lago. Per sua fortuna, però, passa di lì un giovane pescatore di Sarnico. Che la salva. Come in ogni favola che si rispetti, i due s’innamorano. Ma il padre di lei non ci sta: prima imprigiona il giovane in una grotta, poi ordina di annegarlo. La poveretta lo viene a sapere e, emula di Giulietta, decide di raggiungerlo, affogandosi a sua volta. Di quando in quando i due innamorati cercano di rincontrarsi sul fondo del lago. E, improvvisamente, le acque ribollono, tanto da rovesciare le imbarcazioni. Sono i giorni della “sameghera”.

In quest’estate monsonica, è la “sameghera” il guaio che potrebbe rovesciarsi su “The Floating Piers”, i “moli galleggianti”, la passeggiata sulle acque voluta con tutte le sue forze da Christo, l’artista bulgaro di fama mondiale. Al di là delle voci terroristiche diffuse solo dal solito quotidiano catastrofista: piani di vigilanza incompleti, rischi sicurezza, permessi definitivi non ancora rilasciati... Ma gli dei certo vorranno essere clementi, la “sameghera” stamane non si scatenerà. E Christo vedrà realizzarsi il suo immaginifico sogno, suo e di Jeanne-Claude, la compagna scomparsa nel 2009. Un viaggio magico e concreto. Un progetto trasformatosi in realtà proprio in Italia, terra burocraticamente impervia, dopo i rifiuti incassati dall’Argentina per il Rio de la Plata e dal Giappone per il golfo di Tokio. Ha ottantun anni, Christo, alla faccia dell’entusiasmo e dell’instancabilità: «Mi sono reso conto che sono vecchio, così avevo fretta – si è costretto ad ammettere -. Ho esplorato l’Italia del Nord, i suoi laghi, il Lago Maggiore, poi Como. A Montisola ho capito di aver raggiunto la mia meta». Per la bellezza del panorama, per le condizioni ambientali, “sameghera” permettendo. A districarsi fra lacci e lacciuoli, gli hanno dato una mano decisiva Germano Celant, lo storico-critico che di Christo sa tutto, Giuseppe Faccanoni, presidente del Sebino, e i coniugi Beretta. Proprietari di San Paolo, l’isolotto attorno a cui la passerella ideata dal maestro bulgaro fa un giro, nel suo lungo percorso fra Sulzano e Montisola.

Un percorso lungo più di tre chilometri, uno sterminato pontile color oro, o color crocco, dipende dalla luce del sole. Largo sedici metri, ancorato su ben duecentomila cubi di polietilene. Da affrontare preferibilmente a piedi nudi – Christo docet -, vietate le biciclette, vietato sdraiarsi. Aperto giorno e notte. Purtroppo per pochi giorni, sino al 3 luglio, quando la mega-installazione, tutta riciclabile, inizierà a venire smantellata. E il lago d’Iseo cambierà d’aspetto. Pardon, tornerà al suo aspetto abituale.

È il progetto più ambizioso di Christo e Jeanne-Claude, “The Floating Piers”. Nato a Gabrovo, in Bulgaria, il 13 giugno 1935, lo stesso giorno di Jeanne-Claude, Christo fugge a piedi in Austria. Per raggiungere poi Ginevra, infine l’agognata Parigi, dove si guadagna da vivere eseguendo ritratti firmati “Javacheff”, dal cognome della sua famiglia. La vera avventura dei due eroi della Land Art inizia alla fine degli anni Sessanta. Su scala ovviamente ridotta: l’imballaggio al Festival dei Due Mondi di Spoleto della fontana di piazza del Mercato, a Milano del monumento a Vittorio Emanuele in piazza del Duomo (opera quanto mai fugace: i teli furono dati alle fiamme da gruppi scatenati di fascisti). Più ambizioso ancora dell’imballaggio del Reichstag a Berlino, lunghissima attesa per i “nein” politici. O dell’operazione Pont Neuf: la copertura del ponte più vecchio di Parigi. Persino di “The Gates”: 37 chilometri di teli arancioni stesi attraverso il Central Park, a dar vita a una galleria di 7.503 portici. Ora il piccolo Sebino ha superato la Grande Mela.