Non accetta lo stile di vita "occidentale" della moglie: medico musulmano accusato di stalking

In Italia da 30 anni, l'uomo avrebbe cercato di piegare la famiglia ai precetti del Corano. Se la sarebbe presa anche coi vicini di casa, additati come pedofili di Beatrice Raspa

Violenza sulle donne (Newpress)

Violenza sulle donne (Newpress)

Brescia, 13 febbraio 2015 - Sposa un immigrato nordafricano in Italia da 30 anni, lo crede integrato, lui ha un buon lavoro e dall’unione nascono quattro figli. Le differenze culturali e religiose - il marito è un musulmano osservante - non sembrano un problema. In realtà, nel giro di qualche anno il conflitto esplode. Storia di una coppia mista naufragata e finita in tribunale. E non solo per la separazione.

L’uomo, un medico cinquantenne, è a processo per maltrattamenti, stalking, calunnia e diffamazione. La ex e i vicini hanno sporto una pioggia di denunce. La donna ha raccontato di aver vissuto vessazioni e scontri frontali con il marito che aveva cercato di piegare la famiglia a uno stile di vita talebano. Insofferente alla “troppa” libertà praticata in Occidente, l’uomo non digeriva che la compagna lavorasse, uscisse, affidasse i figli ai vicini - additati come pedofili - e giudicava insopportabile che i famigliari si cibassero di alimenti proibiti dal Corano. Stando alla signora i dissidi venivano risolti a schiaffoni e cinghiate per tutti. Le prime denunce sono del 2008.

"Mediare è stato impossibile - ha testimoniato il comandante dei carabinieri di Salò, luogotenente Alfredo Negro - Lui era ostile. Ci chiamava di continuo per lamentare che la moglie abbandonava i figli. Ma non era vero. Per controllarli, nonostante avesse un ordine di protezione, si era insediato in una casa di fronte a quella coniugale". Il pm Cassiani ha chiesto una condanna a 2 anni e 5 mesi. Solo lo stalking - non erano state disposte intercettazioni - non è stato ritenuto provato. Una conclusione da cui si è discostata la parte civile: "La mia assistita non poteva più autodeterminarsi", ha stigmatizzato l’avvocato Cristina Guatta. La difesa però, che spinge per l’assoluzione o la riqualificazione dei maltrattamenti in abuso di mezzi di correzione, pensa alle attenuanti: "Un marito islamico è stato messo fuori casa, ha scoperto che la ex aveva una nuova relazione e da quel momento si è prefisso di dimostrare che lei fosse una cattiva madre - lo ha giustificato l’avvocato Ennio Buffoli - Il suo era un modo di esercitare un controllo forte in linea con la sua mentalità". Sentenza il 10 aprile.