Brescia, il virologo: "Andiamo verso un’altra ondata di Coronavirus"

Arnaldo Caruso commenta la situazione attuale: "Adesso il Covid sta mostrando la sua stagionalità"

Arnaldo Caruso, direttore laboratorio Microbiologia dell’università di Brescia

Arnaldo Caruso, direttore laboratorio Microbiologia dell’università di Brescia

Brescia, 4 ottobre 2020 - Sono stati più di 700 i casi di positività a Covid 19 rilevati da Ats Brescia nel mese di settembre, il 50% in più rispetto ai 511 di agosto, oltre il 150% in più rispetto a luglio. Non c’è paragone, certamente, con i 7.720 di febbraio-marzo, ma il fatto che da luglio il trend sia costantemente in aumento va letto come un segnale di allerta. L’andamento nel Bresciano non è un unicum, ma riflette una situazione generalizzata in tutto il Paese. "Si sta andando incontro alla seconda ondata, gradualmente ci stiamo arrivando – commenta Arnaldo Caruso, direttore del laboratorio di Microbiologia dell’Università di Brescia, docente di Microbiologia dell’Università degli Studi di Brescia e presidente della Società Italiana di Virologia – Il virus ha dimostrato la sua stagionalità. Dopo la remissione iniziata a fine maggio e terminata a settembre, con l’inizio dell’autunno sta riprendendo la curva, che pensiamo si consoliderà in modo importante tra novembre e dicembre".

Le scuole potrebbero avere avuto un ruolo? "Ritengo che le scuole, per ora, non c’entrino – spiega Caruso – I bambini si aggregavano anche prima. Il problema è che il maltempo porta a stare più a lungo in luoghi chiusi, per cui, in un’area più circoscritta, è più facile che ci si possa contagiare. Questa dinamica sta nella stagionalità del virus". Mantenere il distanziamento ed utilizzare i dispositivi di protezione individuale dovrebbe aiutare a contenere la crescita, evitando che diventi esponenziale, cosa che ci riporterebbe ad una situazione di insostenibilità per il sistema sanitario. Quello che appare chiaro ai virologi è che il virus non ha perso forza rispetto alla scorsa primavera. "Storicamente le seconde ondate sono state più forti delle prime, quando terapie antibiotiche ed antipiretiche non esistevano – spiega Caruso – il virus non ha perso la forza che aveva all’inizio e quando raggiunge persone fragili, purtroppo queste vanno ancora in terapia intensiva e possono morire, come ad aprile. Oggi la gravità dell’infezione non la percepiamo perché l’età media degli infetti è di circa 40 anni".

Per ora, in effetti, i decessi sono contenuti (Ats Brescia ne ha registrato 1 a settembre e 1 a ottobre) così come il numero di ricoveri nonostante il continuo incremento di positività. Il dato aggiornato a venerdì è di 24 ricoverati positivi non in terapia intensiva agli Spedali Civili di Brescia, che sono hub di riferimento per la Lombardia Orientale; a questi si aggiungono 25 con sintomi in area grigia, in attesa dell’esito del tampone. In terapia intensiva risultano 6 persone, di cui 4 intubati. Numeri che, per altro, sono stabili rispetto a quelli comunicati a metà settembre nella commissione consiliare sulla Sanità del Comune di Brescia. La capacità di intercettare ed isolare i nuovi positivi è un argine importante per evitare l’aumento esponenziale, in attesa del vaccino per il quale, tuttavia, non si hanno certezze sulle tempistiche.

Qualche speranza in più arriva sul fronte delle cure. Una nuova prospettiva terapeutica, basata sul Metotrexato, è stata scoperta proprio dai ricercatori dell’Università degli Studi di Brescia e dell’Università Bicocca. Anche il vaccino antinfluenzale può giocare un ruolo importante. "Consente di evitare di avere una sinergia dei due virus contemporaneamente – conclude Caruso – senza contare che si evita la confusione della diagnosi".