Processo Bossetti: conferme dal test in famiglia. Lui è Ignoto 1, suo padre è Guerinoni

Punto fermo dall’esame del dna compiuto dalla difesa. Poi scintille con pm di GABRIELE MORONI

19 giugno. Arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio (Ansa)

19 giugno. Arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio (Ansa)

Bergamo, 13 febbraio 2016 - Massimo Bossetti rimane silenzioso. Si limita ad abbassare il capo. Forse non era al corrente dell’iniziativa dei suoi familiari. È l’udienza dedicata al controesame dei genetisti forensi Sarah Gino, dell’università di Torino, e Marzio Capra, consulenti della difesa dell’uomo processato per l’omicidio di Yara Gambirasio. L’avvocato Andrea Pezzotta, parte civile per la famiglia Gambirasio, ha appena chiesto alla genetista torinese degli esami di paternità chiesti privatamente dai Bossetti dopo l’arresto di Massimo, il 16 giugno del 2014. In contemporanea, era venuta la rivelazione choc che il padre biologico del muratore di Mapello e della gemella Laura Letizia non era l’uomo che li aveva allevati ma Giuseppe Benedetto Guerinoni, conducente di autobus, morto nel 1999. «Ci è stata richiesta - risponde Sarah Gino - nell’estate del 2014. Abbiamo risposto con una relazione del 4 ottobre. L’oggetto era verificare la paternità di Giovanni Bossetti per i tre figli». E quale è stato l’esito per il solo Massimo? «Massimo Bossetti non era figlio del signor Giovanni». È un punto fermo. La domanda del sostituto procuratore Letizia Ruggeri è invece se il profilo genetico di “Ignoto 1” rimasto sullo slip e i leggings di Yara sia compatibile con quello dell’imputato. 

La risposta della genetista è affermativa con riserva: «Non cambio idea. Se si legge la tabella (redatta dai consulenti della Procura di Bergamo - ndr) i numeri sono evidenti. Lo vede anche un bambino di cinque anni. C’è corrispondenza. Abbiamo delle riserve sui dati grezzi da cui si è arrivati a quei risultati». Sulla spinosa (e dirimente) questione dna nucleare e dna mitocondriale, la consulentre dichiara che l’esame del mitocondriale per le tracce miste è “assolutamente sconsigliato”. Altra questione. Sotto la felpa di Yara, quindi in un luogo riposto, sono state trovate formazioni pilifere che non potevano essere state trasportate in un secondo tempo. «Da momento - dice la genetista - che non si sa come sia avvenuto l’omicidio, questi undici profili genetici sono tutti significativi. Sarebbe stato opportuno un esame più approfondito». Controesame di Marzio Capra. È muro contro muro e sono scintille con la rappresentante dell’accusa. Il genetista illustra quelle che considera anomalie. Anomalo che sotto i margini ungueali di Yara non sia stato trovato materiale genetico, nemmeno il suo». «Non è vero - rintuzza il pm -. Il Ris dice che su nove dei dieci margini ungueali c’erano tracce genetiche della vittima». <EN> Anomalo, per Capra, che siano stati identificati profili biologici sugli indumenti della ragazzina, ma che i tamponi non abbiano rilevato nulla sulla cute. «Strano perché si è trattato di un’aggressione prolungata, come testimoniano i numerosi tagli sul corpo. Mi sarei atteso saliva, sangue. Mi faccio una domanda: non è che il corpo della vittima è stato ripulito prima di essere abbandonato?».

Capra critica il lavoro del Ris sul Dna e solleva la questione dei due profili genetici (denominati Uomo 1 e Donna 2) sui guanti di Yara. «Non capisco perché non si è indagato di più su questi due profili. Non c’è traccia di comparazione nelle 60mila pagine dell’inchiesta». Lo scontro divampa poco dopo. «Lei - saetta il pm - mi può dimostrare che ha svolto attività sul dna mitocondriale? Lei non ha esperienza». «Pubblico ministero - è la replica piccata, ad alta voce, del consulente -, la prego di rispettare la mia professionalità». Controreplica dell’accusa: «Lei non ha esperienza di mitocondriale. Lei ha la stessa esperienza che ho io». Intervento deciso del presidente Antonella Bertoja e scuse reciproche. Capra solleva ancora la questione di un altro dna nucleare (non di Bossetti) sullo slip di Yara e quindi di una presenza “nuova”. Avanza l’ipotesi di una possibile contaminazione dei kit usati per gli esami. Evoca il sangue trovato sui calzini della piccola Gambirasio. Ripropone come anomalia principe il cavallo di battaglia della difesa: nella traccia di “Ignoto 1” è assente il dna mitocondriale di Bossetti. Dal pubblico ministero esce ancora la definizione di “un po’ fazioso”... È l’ultimo sussulto polemico della ventisettesima udienza. 

di GABRIELE MORONI