Caso Yara, la difesa di Bossetti rivaluta i test genetici e punta sul bullismo

La difesa formula l’ipotesi dell’omicidio di gruppo. Risulta dai report che Yara aveva prelevato due libri dalla biblioteca di Brembate di Sopra: «Brutta!» di Constance Briscoe, storia di una ragazzina pesantemente derisa dai coetanei di Gabriele Moroni

Maura Panarese arriva in tribunale

Maura Panarese arriva in tribunale

Bergamo, 13 settembre 2015 - «Massimo se sei stato tu, è inutile che facciamo la richiesta». «Chiedetelo pure, perché non sono stato». Massimo Giuseppe Bossetti dialogava così, tempo fa, con i difensori Claudio Salvagni e Paolo Camporini. Si diceva d’accordo su una richiesta dei suoi legali, quella che è stata accolta dalla Corte d’Assise di Bergamo nell’udienza di venerdì. La difesa dell’uomo processato per l’omicidio di Yara Gambirasio potrà acquisire dal Ris di Parma i dati grezzi della traccia genetica ritrovata sugli indumenti della ginnasta tredicenne. Da lì è stato ricavato il Dna di «Ignoto 1», perfettamente compatibile con quello dell’artigiano di Mapello. Si tratta dei dati di partenza, estremamente tecnici, di cui non è in possesso neppure l’accusa.

«Potrebbe essere - annuncia ora Salvagni - la base per chiedere una perizia sulla traccia impressa sulla povera Yara». I difensori tracciano un bilancio positivo della lunghissima udienza di martedì. «Yara e Bossetti - dice Salvagni - appartengono a due mondi opposti, inconciliabili. Era impossibile che una ragazza come Yara avesse anche una semplice amicizia con un quarantenne». Una figura filiale, quella tratteggiata in aula dai genitori della ragazzina. Ingenua da non capire la volgarità di un sms ricevuto da un compagno e chiedere spiegazioni alla madre.

La difesa formula l’ipotesi dell’omicidio di gruppo, al quale potrebbe non essere estrano il bullismo. Risulta dai report che Yara aveva prelevato due libri dalla biblioteca di Brembate di Sopra: «Brutta!» di Constance Briscoe, storia di una ragazzina pesantemente derisa dai coetanei, e «Piantatela! Chi ha detto che il bullismo esiste solo fra i maschi?» di Jacqueline Wilson. «Ma nell’ultimo periodo stava leggendo un libro sulla seconda guerra mondiale. È rimasto nello zainetto», ha precisato in udienza mamma Maura, che ha escluso anche che la figlia soffrisse per qualche presa in giro a scuola. «La chiamavano Yara Toyota per il nome e per l’apparecchio ai denti (assonanza fra Yara e Yaris, modello della casa automobilistica giapponese - ndr). Le scivolava addosso, anche perché non capitava solo a lei».