Caso Yara, legale dei Gambirasio: "Bossetti, si liberi la coscienza e confessi"

Dopo Enrico Pelillo, legale di Fulvio e Keba Gambirasio, è stato il turno di Andrea Pezzotta, l’avvocato che rappresenta la mamma Maura Panarese. "Dna è la firma di Bossetti, il movente è sessuale". Chiesti risarcimenti

Tribunale di Bergamo, processo a carico di Massimo Bossetti (riquadro) sul caso Yara

Tribunale di Bergamo, processo a carico di Massimo Bossetti (riquadro) sul caso Yara

Bergamo, 20 maggio 2016 - E' il giorno delle parti civili, nell'udienza del processo a carico di Massimo Bossetti, unico imputato per l'omicidio di Yara Gambirasio. A prendere la parola per primo è stato l'avvocato Carlotta Biffi, legale di Massimo Maggioni, calunniato da Bossetti. Poi è stato il turno dell'avvocato Enrico Pelillo, che rappresenta il padre di Yara, Fulvio Gambirasio e la sorella della ragazza uccisa, Keba. Nel pomeriggio è stata la volta dell’avvocato Andrea Pezzotta, che rappresenta la madre della vittima, Maura Panarese. I due hanno il riconoscimento della responsabilità dell’ imputato, una pena adeguata e un risarcimento sulla base delle tabelle del Tribunale di Milano relative al danno morale. I due avvocati di Bossetti, Claudio Salvagni e Stefano Camporini, hanno lasciato l’aula alla conclusione dell’udienza senza rilasciare nessuna dichiarazioni e sono sembrati molto provati. L'intervento dei due legali comincerà il 27 maggio. L’ultima udienza, al termine della quale i giudici della Corte d’assise di Bergamo potrebbero riunirsi in camera di consiglio, è prevista in calendario il 10 giugno ma non è escluso che ne sia fissata una successiva.

"TORMENTATO, SI LIBERI LA COSCIENZA" - L'avvocato Andrea Pezzotta, che rappresenta la madre della vittima, Maura Panarese, ha rivoIto un ultimo, accorato appello all’imputato: "Ci dica come sono andate veramente le cose. Lei è un uomo tormentato, così potrà vivere meglio. Il processo è importante ma anche fare i conti con la propria coscienza. Le sue rivelazioni conterebbero più di qualsiasi processo. È lei che deve decidere e non le resta molto tempo. Per la famiglia sarebbe importantissimo sapere la verità". Verità che peraltro per l’avvocato non è minimamente in dubbio: "Ci sono due pilastri in questo caso, la prova del Dna e le due confessioni dell’imputato alla moglie il 20 novembre 2014 e il 4 dicembre 2014". Confessioni extragiudiziali, poche righe d’intercettazione in cui Bossetti alle continue domande della moglie risponde continuamente "non ricordo, non ricordo". Secondo Pezzotta, queste parole sono la prova della colpevolezza del carpentiere. Il legale ha domandato un risarcimento danni di 1.838.000 euro per la mamma di Yara, "anche se un danno di questa natura sfugge ad ogni possibile quantificazione". "Ma - ha concluso l'avvocato - ho l'onore di rapprendete una donna starordinaria che, insieme al marito, si ès empre tenuta lontana dalle udienza. Lo hanno chiesto i genitori, ma anche noi avvocati per la crudezza degli argomenti. Quando ci hanno affidato l'incarico ci hanno chiesto di fare il nostro lavoro, ma di verificare tutto perchè non potrebbero mai accettare che alla tragedia della loro figlia si aggiunga la tragedia di un innocente condannato".  

"DNA BOSSETTI E' LA SUA FIRMA" - Secondo l'avvocato Enrico Pelillo, che rappresenta il padre di Yara, Fulvio Gambirasio e la sorella della ragazza uccisa, Keba  il punto chiave del processo è stato l’individuazione del rapporto di parentela tra Giuseppe Guerinoni e 'Ignoto 1', l’assassino di Yara secondo l’accusa . L'avvocato ha parlato anche di come deve essersi sentito Bossetti in quel momento, "probabilmente ha pensato di averla fatta franca" perché non pensava di essere figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni. Pelillo ha etichettato la prova del Dna come di una "prova storica, inossidabile, immarcescibile, un macigno per Bossetti, è la sua firma". Pelillo ha ricordato: "Quando, nel 2012, anche sua madre venne sottoposta al confronto del dna e non emerse nulla, Bossetti deve aver tirato un sospiro di sollievo, pensando di averla fatta definitivamente franca", ha ricordato Pelillo. Il legale si è riferito al fatto che inizialmente, per un errore nei laboratori, il dna di alcune persone, tra cui quello di Ester Arzuffi, madre di Bossetti, era stato erroneamente confrontato con il campione genetico di Yara e non di 'Ignoto 1', la traccia genetica dell'assassino trovata sui leggings della vittima. Per questo il confronto tra il dna della madre di Bossetti e quello di Yara, anziché di 'Ignoto 1', non aveva fornito alcuna corrispondenza, poi arrivata solo in seguito, dopo che una perizia dei consulenti della famiglia Gambirasio ha fatto emergere l'errore. "Nella prima fase dell'indagine il segreto istruttorio sembrava inesistente - ha rimarcato Pelillo - e ogni dettaglio diventava pubblico. Bossetti deve essersi sentito al sicuro quando si è saputo che il padre di 'Ignoto 1' era tale Guerinoni, per lui del tutto sconosciuto". È poi emerso che 'Ignoto 1' e quindi Bossetti per l'accusa è un figlio illegittimo proprio di Giuseppe Guerinoni, nel frattempo deceduto.  Nel pomeriggio sarà il turno  dell’avvocato Andrea Pezzotta, che rappresenta la madre della vittima, Maura Panarese. 

"MARITA COMI RETICENTE" - Pelillo ha parlato anche della gravità dello scambio epistolare intercorso tra l’imputato e la detenuta Gina in riferimento alle lettere in cui Bossetti parla di sue specifiche preferenze sessuali. L’avvocato ha anche parlato di Marita Comi, la moglie di Bossetti, che secondo lui è stata "reticente", mentre l’imputato "è un mentitore seriale", a cui la memoria va e viene secondo la sua convenienza.

"IL MOVENTE E' SESSUALE" - Secondo Pelillo l'omicidio di Yara Gambirasio ha "un movente chiaramente sessuale". Il legale ha spiegato che "è evidente in una ragazzina trovata con il reggiseno slacciato e gli slip tagliati". E ha sottolinetao: "E' stato un assassino che ha giocato con una ragazza inerte facendola soffrire, la violenza sessuale non è stata contestata perchè il pm non ha ravvisato gli estremi del reato ma il movente è un'altra cosa, il movente è chiao, è lampante, è lì". "Non avremo mai un ipotetico video di quella sera, ma possiamo ricostruire, lui era preso da pulsioni predatorie, girava come un falco in attesa della preda, ha costretto o indotto, questo non ha importanza, una ragazzina  che aveva già visto a Brembate di Sopra, ha cercato di abusare di lei, lei si è difesa con le sue poche forze, vero Bossetti?", ha domandato l'avvocato. E a questo punto, l'imputato ha mormorato: "Assolutamente non è vero". Quanto al risarcimento danni, Pelillo ha domandato 983.970 euro per papà Fulvio e 427.260 per la sorella Keba per un totale di 1.411.230 euro e comunque una provvisionale di non meno di 300 mila euro per Fulvio e 100 mila per Keba.

"CALUNNIA, REATO IMPAGABILE" -  Massimo Maggioni, collega di Bossetti, era stato calunniato in quanto l’imputato - tra le varie insinuazioni - lo aveva accusato di aver trasferito il suo sangue lasciato su uno straccio o su un attrezzo in cantiere sul corpo della povera Yara in modo che chi investigava colpevolizzasse proprio lui. L’avvocato Carlotta Biffi ha parlato di accuse infamanti e di vita stravolta per il suo assistito e ha domandato un risarcimento di 100mila euro e in subordine almeno 50mila euro più il pagamento delle le spese processuali. Poi, è stato il turno dell'avvocato Enrico Pelillo, che rappresenta il padre di yara.  Nella sua arringa Biffi ha sottolineato la gravità del reato di calunnia: ha parlato di "un danno impagabile", ha aggiunto che "la sorella di Maggioni ha scoperto dalla tv cos'aveva detto Bossetti" e che "la mamma gli telefonava per avvisarlo che la casa era assediata dai giornlisti". E ha riportato come esempi originali la canzone 'Bocca di rosa' di De Andrè, il 'Barbiere di Siviglia' di Rossini e il quadro 'La calunnia' di Botticelli. Riguardo ai danni materiali, l'avvocato ha detto che "Maggioni sul lavoro non ha perso commesse, ma chi ha figli piccoli non lo ha più chiamato per lavori". Biffi ha poi parlato dell'assassino di Yara: "E' una persona scaltra e Bossetti lo è. E' un assassino che ha effettuato una perquisizione sulla sua vittima, lasciandole tutti gli oggetti che ha trovato nella tasca del giubbotto, ma premurandosi di far sparire il cellulare". Il legale ha spiegato che ad accusare Bossetti è il fatto che "fosse sul posto e che con il furgone giarva come un cacciatore intorno alla preda". Secondo Biffi "il furgone ripreso dalle telecamere è quello di Bossetti e che le fibre trovate sugli abiti di Yara provengono dai sedili di quel mezzo di trasporto".

"PREOCCUPATO PER BOSSETTI" - A margine della discussione delle parti civili, l'avvocato Claudio Salvagni si è detto "preoccupato" per "l'incolumità e la vita" di Massimo Bossetti. Il legale ha commentato così quello che ha definito "il colpo basso inferto" a Bossetti con la "pubblicazione delle lettere" inviate con contenuti piccanti a Gina, una detenuta con cui il muratore bergamasco ha intrattenuto rapporti epistolari durante la detenzione. "Non voglio entrare in questioni intime e personali - ha detto l'avvocato Salvagni, parlando della pubblicazione su un settimanale di un'altra missiva di Bossetti, scritta a sua madre, in cui fa intuire sue intenzioni suicide - ma ho letto la lettera e ci ritrovo Bossetti. L'avevo visitato in carcere il giorno prima che la scrivesse e l'ho trovato in condizione pietosa, quasi peggio che dopo i primi giorni dell'arresto". 

ha collaborato GABRIELE MORONI