Inceneritore a Calusco d'Adda, 10mila firme contro il potenziamento

La struttura utilizzata da Italcementi attualmente utilizza 30mila tonnellate di rifiuti speciali e vorrebbe portare la quantità a 110mila, per poi produrre energia elettrica con il vapore generato D.D.S.

Pacchi di firme raccolte

Pacchi di firme raccolte

Calusco d'Adda (Bergamo), 5 luglio 2015 – Diecimila firme per impedire che gli impianti del cementificio di «Italcementi» di Calusco d'Adda, a ridosso del Parco Adda Nord, vengano trasformati in una sorta di immenso inceneritore. Le hanno raccolte gli attivisti del comitato «La nostra aria» dell'Isola bergamasca, «Aria pulita» di Merate e «Rete rifiuti zero Lombardia». Le sottoscrizioni verranno consegnate martedì pomeriggio al presidente dell'Amministrazione provinciale di Bergamo affinchè respinga la richiesta dei vertici del colosso di calcestruzzi di poter bruciare sino a 110mila tonnellate annue di rifiuti speciali, tanti quanti la stazza di una super petroliera, nell'altoforno degli stabilimenti di Calusco per sfruttarlo a pieno regime. Nel termovalorizzatore che domina non solo l'Isola ma anche l'intera Brianza, potrebbero finire pneumatici usati, copertoni, fanghi industriali, plastiche non riciclabili per produrre vapore e quindi energia elettrica.

I responsabili della famosa Spa garantiscono tuttavia «che non ci saranno emissioni aggiuntive», anzi beneficeranno tutti dei forni a tutta forza perché verranno utilizzati combustibili alternativi invece di quelli fossili tradizionali più inquinanti. «Si tratta per lo più di materiali selezionati alla fine del ciclo della raccolta differenziata e che non sono più riciclabili. La raccolta differenziata è il presupposto necessario per la selezione di tali materiali, che sono di fatto irrecuperabili. Il loro utilizzo evita che finiscano in discarica per diventare fonte di energia e, grazie alle alte temperature dei forni da cemento a circa 2mila gradi, la loro combustione avviene in modo sicuro e senza la produzione di ceneri». E poiché il fine è la produzione di cemento di qualità, la spazzatura deve essere anch'essa controllata e di qualità.

In Europa avviene già così, con tassi dell'83% in Olanda, del 62% in Germania, del 60% in Austria, del 30% in Francia, del 22% in Francia. In Italia invece si supera di poco l'8%. «L’utilizzo dei combustibili alternativi non ha alcuna conseguenza significativa sulle emissioni – proseguono i tecnici dell'importante società - Su alcuni valori si registra addirittura un miglioramento qualitativo». Senza naturalmente dimenticare che tutto viene rigorosamente verificato a norma di legge . Le 110mila tonnellate di immondizia, rispetto alle 30mila attuali, permetterà di garantire il 62% del fabbisogno di energia necessaria per la produzione del clinker oggi viene fornita appunto dai normali combustibili fossili. Insomma per i manager di «Italcementi» non ci sarebbe proprio nulla da temere, anzi, semmai l'iniziativa è da sostenere e incoraggiare.

Le rassicurazioni tuttavia a quanto pare non bastano a tutti, ad esempio non agli esponenti del Carroccio lecchese Marco Benedetti, Massimo Panzeri e Andrea Valli di Merate e Matteo Crippa di Paderno, che hanno fondato il comitato «Aria pulita» che hanno promosso la petizione contro il piano insieme ai volontari degli altri sodalizi ambientalisti. In pochi giorni sono state raccolte appunto 10mila firme che verranno protocollate tra due giorni al termine di un sit in di protesta davanti agli uffici della Provincia.