Sott'acqua per 15 minuti, salvo 13enne: "Ecco come nasce un miracolo"

L’incredibile storia del ragazzino finito nelle acque del lago, mentre stava giocando. Sott’acqua per 15 minuti, mentre il cuore si fermò addirittura per 40 minuti

Assane insieme ai parenti e allo staff medico (De Pascale)

Assane insieme ai parenti e allo staff medico (De Pascale)

Bergamo, 2 agosto 2016 - In gergo medico è conosciuto come Ecmo, una tecnica di circolazione extracorporea utilizzata per rianimare i pazienti colpiti da insufficienza cardiaca o respiratoria grave. La stessa che è stata usata dai sanitari dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (l’unico centro della Lombardia ad avere un simile macchinario e uno dei due in Italia) per salvare la vita ad Assane Diop, il 13enne di origini senagalesi e residente a Villongo, che il 7 luglio scorso era finito nelle acque del lago al lido Nettuno di Sarnico, mentre stava giocando. Sott’acqua per 15 minuti, mentre il cuore si fermò addirittura per 40 minuti. Trasportato con l’elisoccorso al Papa Giovanni, i medici avevano dato solo una flebile speranza alla madre del ragazzino, che, grazie al loro lavoro, si è però ripreso e adesso sta bene, è stato dimesso senza nessun danno fisico. Un caso eccezionale, spiegano in ospedale: i rarissimi precedenti riguardavano solo cadute in acqua a bassa temperatura, condizione che riduce i rischi cerebrali, e per non più di sei, sette minuti. I dettagli del «salvataggio» di Assane sono stati illustrati ieri, nel corso di una conferenza stampa, da coloro che hanno effettuato l’intervento che gli ha salvato la vita: Luca Lorini (direttore del Dipartimento di Anestesia e rianimazione del Papa Giovanni); Lorenzo Galletti (direttore di Cardiochirurgia); e Manuel Moretti (medico del 118 che era sul posto il 7 luglio ed era stato il primo a soccorrere il ragazzino).

Presenti anche il direttore generale dell’ospedale, Carlo Nicora, il 13enne e la madre, Amy Diop. «Quando l’elisoccorso lo ha portato in ospedale - ha spiegato Luca Lorini - eravamo già pronti. Gli abbiamo infilato due grosse cannule, una nella vena giugulare, l’altra in quella femorale, attraverso le quali abbiamo prelevato il sangue del giovane, che era privo di ossigeno, e lo abbiamo ossigenato di nuovo. Questo lavoro è durato cinque giorni e l’obiettivo era quello di recuperare la funzionalità dei polmoni e del cuore. Quindi, tolte le cannule, per altri cinque giorni, lo abbiamo tenuto sotto controllo con il ventilatore con il tubo, fino a quando lo abbiamo risvegliato e abbiamo constato che le sue condizioni erano migliorate tantissimo. Quando si è svegliato nel letto del reparto di Rianimazione, ha chiesto:’Ma cosa ci faccio qui?’. Devo dire che è andato tutto bene, anche perchè chi lo ha soccorso a Sarnico non ha sbagliato nulla e ha fatto un lavoro straordinario».

«Esperienza, tecnologia e tenacia: così abbiamo salvato Assane, che dopo un po’ di riabilitazione potrà tornare a giocare a calcio e potrà tornare alla sua vita di prima», ha sottolineato nel suo intervento il direttore generale del Papa Giovanni, Carlo Nicora. Il ragazzino, che èapparso un po’ intimidito dalla presenza di giornalisti, macchine fotografiche e cameraman televisivi. ha voluto ringraziare tutti: da chi l’ha raccolto sul fondo del lago, fino ai medici e infermieri, che chiama tutti per nome, che l’hanno curato. Aveva con sè un diario scolastico e ha chiesto ai medici di mettere «l’autografo» «Così - ha detto circondato dall’affetto dei suoi familiari - mi ricorderò sempre di voi. Adesso, per fortuna, sto bene, anche se dell’incidente non ricordo nulla. Voglio ringraziare tutti, soprattutto i miei amici di scuola». Commossa la madre del ragazzino, Amy Diop e alla fine il suo sorriso è stato più significativo di tutte le possibili spiegazioni dei medici.