Gabriele Moroni
Politica

La Lega compie 40 anni, raduno (senza Bossi) a Busto Arsizio. La notaia del 1984, Franca Bellorini: “Pensai fossero sognatori”

Polemiche interne al Carroccio e veleni contro Salvini. Da Fontana e Speroni richiami all’unità del partito

Busto Arsizio, la Lega alla presentazione del libro 'Il volo padano'

Busto Arsizio, la Lega alla presentazione del libro 'Il volo padano'

Busto Arsizio (Varese), 7 aprile 2024 –  Per ricordare. Le memorie del passato in mezzo ai flutti agitati del presente. Per appellarsi all'unità in un frangente difficile e confutare chi vede nella Lega di oggi lo scontro tra due "anime". Quarant'anni dalla nascita, nella culla varesina, della Lega Autonomista Lombarda, embrione di quella che sarebbe diventata, con varie denominazioni, la Lega. L'occasione è la presentazione, al Museo del Tessile di Busto Arsizio, del libro "Il Volo Padano", scritto dal giornalista Marco Linari intervistando Francesco Enrico Speroni, settantasette anni, da trentotto nella Lega, nome storico del movimento, senatore per sette anni (tre mandati), eurodeputato per venti (quattro mandati), ministro per le Riforme nel primo governo Berlusconi (e Gianfranco Miglio se ne ebbe a male), consigliere regionale, provinciale e comunale, fra i primi ad aderire al Comitato Nord bossiano ("Con l'assenso di Salvini, richiesto pubblicamente in una manifestazione a Saronno, davanti a centinaia di persone").

"Ringrazio - dice dal palco Alessandro Albani, segretario della Lega di Busto - Fausto Bossi, di Fagnano, che ci ha portato Umberto Bossi". Illusione di un attimo: Fausto ha dato a suo figlio il nome del fondatore".

Il patriarca Bossi, invitato, non si materializza. Non è presente nessuno dei superstiti di quel giovedì 12 aprile 1984. Nessuno dei familiari di quelli che se ne sono andati. C'è però un testimone, un testimone attivo. Franca Bellorini oggi si definisce "notaio in pensione". La proto Lega nacque nel suo studio al numero 1 di via Bernascone, a Varese. Un atto sottoscritto da Manuela Marrone (futura moglie di Bossi), Marino Moroni, Umberto Bossi, Pierangelo Brivio, Emilio Benito Rodolfo Sogliaghi, Giuseppe Leoni.

La notaia Franca Bellorini
La notaia Franca Bellorini

"Sono emozionata - dice la notaia -. Non sono abituata a questa pressione mediatica. Ho avuto il privilegio di tornare indietro di quarant'anni e ne ho quasi ottanta. Era venuto da me Leoni e mi aveva detto dell'intenzione sua e di altre persone di fondare un'associazione di tipo culturale. Ho dato pubblica fede alla loro volontà. Ho conservato anche il fascicolo, un po' rabberciato. Manuela Marrone e io eravamo le uniche donne presenti, parlammo dell'origine siciliana dei suoi genitori e di mia madre e concludemmo che eravamo due oriunde. Allora pensai che fossero dei sognatori. Adesso si può dire che sono stati lungimiranti".

Marco Linari sottolinea come lo spunto per il libro sia stata la curiosità "da non leghista ma da giornalista" per quello che oggi è il partito più antico dell'arco parlamentare. "Il libro - esordisce Francesco Speroni, camicia azzurra, al collo l'immancabile bolo texano di uno che ha sempre confessato il suo odio per le cravatte - è un ricordo di quello che facevo prima di dedicarmi alla politica. Io sono nato come pilota, non al massimo livello, tanto che come pilota militare sono stato bocciato. Poi sono stato tecnico di volo e lo sono rimasto fino a quando non sono andato in aspettativa".

Dagli interventi traspare lo sforzo di attenuare i toni delle polemiche interne, abbassare i decibel, smorzare, appianare. Sono ripetuti i richiami all'unità. Bandita la parola "secessione" che non esce neppure dalla bocca di chi, probabilmente, come Francesco Speroni, è rimasto un secessionista convinto. Scorrono sullo schermo immagini storiche, evocative: Bossi, Leoni (altro aviatore), i primi raduni di Pontida, il Senatur con Speroni e un giovanissimo Giancarlo Giorgetti, Roberto Maroni ripreso con Gianfranco Miglio. Speroni non si sottrae al ricordo di quando divenne ministro per le Riforme nel primo governo Berlusconi e il professore se ne ebbe a male. "Stavo bene a fare il presidente del gruppo del Senato. Maroni condusse le trattative, lui sapeva farle, invece io sono uno che ribalta i tavoli. Per Miglio ci fu un veto. Secondo me era la persona migliore, molto più preparata di me. Non so da chi venne quel veto. La mia soluzione era che io andassi al ministero degli Affari europei e Miglio alle Riforme. Niente da fare".

Prima che iniziasse l'incontro Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, ha confermato la sua candidatura a segretario della Lega Lombarda e risposto alle domande dei giornalisti sull'attuale "momento" del partito (di prammatica), sul ponte sulle Stretto (inevitabile), su una possibile candidatura del generale Vannacci alle Europee (immancabile). "Fare il capogruppo - dice Romeo nel suo intervento - è la cosa più bella, meglio che fare il ministro. Ma sono anche uomo di coordinamento con tutte le attività politiche. La Lega nacque per tutelare le peculiarità economiche e culturali della Lombardia, che erano state offuscate dal centralismo romano. Oggi c'è un dibattito fra l'anima storica e il nuovo corso della Lega. Sono stato tra i primi a seguire Matteo Salvini nella trasformazione in partito nazionale. E' la linea giusta. Ma non possiamo dimenticare le nostre identità, la nostra storia. La capacità di spesa del nord è diminuita rispetto al resto del Paese. Se la locomotiva arretra, è un danno per tutti. Quindi, rilancio per il nord. Si può sventolare la bandiera del nord senza andare contro la Lega nazionale. Lega: stare insieme, tenere tutto insieme per ridare forza al territorio. Ricordo lo slogan 'Sono lombardo'. Per me è uno slogan tuttora valido":

L'europarlamentare Isabella Tovaglieri. Il senatore Stefano Candiani. Il consigliere regionale Emanuele Monti. L'ex ministro Marco Bussetti. Gianfranco Tosi, primo sindaco leghista di Busto. Una fotografia che lo ritrarre a New York con Speroni e Giuseppe Adamoli dà modo ad Attilio Fontana di raccontare di quando il Carroccio sfilò nella Quinta Strada. All'arrivo, il regista Franco Zeffirelli ne fu tanto entusiasta che tenne agli incuriositi americani una lezione di dieci minuti sulla storia di quello strano carro. Il governatore lombardo torna sul tema più attuale. "Non è vero che nella Lega ci sono due mondi, quello di Bossi e quello di Salvini. Non è vero che ci sono due Leghe. Ci sono impostazioni e progetti che a volte sono oggetto di discussione. Nella Lega ci sarà sempre la voglia di assecondare la gente, di dare alla gente la possibilità di esprimersi. Questo ci terrà sempre uniti".

Marco Reguzzoni, ex enfant prodige del movimento con una militanza leghista iniziata a quindici, ha preso una strada politica diversa da quella del suocero Speroni per approdare alla concorrenza di segno berlusconiano. "Bisogna fare il secondo volume. Nel primo mancano tante cose perché Franco è troppo umile. Franco, sono molto orgoglioso che le mie figlie ti possano chiamare nonno". Le conclusioni sono affidate ad Attilio Fontana. "Senza la Lega, il nostro Paese sarebbe diverso. Non si sarebbero fatte tante iniziative. Oggi non ci sarebbe tanto rispetto per la gente" .