GIULIO MOLA
Cronaca

Varese, molestie seriali ai baby calciatori: sette denunce per l’allenatore

Dopo altri episodi e tanti cambi di panchina, un ritiro da incubo. Sospeso, ora ha l’obbligo di dimora

Indagine sul mondo del calcio per giovanissimi (Archivio)

Varese - Agli occhi delle sue giovanissime prede e dei loro inconsapevoli genitori si professava come “educatore e istruttore sportivo“, provando a convincere tutti anche nelle varie presentazioni dei suoi libri dove affrontava argomenti delicati come il bullismo. E sul campo l’uomo, laureato in Scienze dell’Educazione, piemontese di nascita ma da alcuni anni “costretto“ a spostarsi in Lombardia per lavoro, sembrava un allenatore gentile e preparato. Dietro quella maschera, però, si nascondeva un’altra persona, certamente non quella di un tecnico della “pre-agonistica“ di una scuola calcio della provincia di Varese cui affidare i propri figli. L’accusa è di quelle agghiaccianti, anche perché la denuncia è stata presentata da alcuni genitori degli adolescenti direttamente ai carabinieri della città lombarda, ancor prima che venisse informata l’ignara società per la quale il personaggio è tesserato: molestie sessuali nei confronti di minori.

Il fattaccio è avvenuto la settimana scorsa, il presunto orco ha 49 anni ed è bastato scavare nel suo “curriculum“ per capire che evidentemente nel ritiro in montagna a due passi dalla Svizzera qualcosa di grave deve essere successo per la squadra “esordienti“ (2009) impegnata nella preparazione pre-campionato. Mentre sul profilo “social“ del club apparivano fotografie e video all’insegna dell’allegria e del divertimento, già nella prima sera del raduno l’allenatore avrebbe avuto atteggiamenti provocatori e comunque ambigui, rimanendo a dormire nel letto matrimoniale con due giovanissimi atleti.

Uno dei ragazzi si è subito lucidamente confidato con i genitori, scatenando una sorta di reazione a catena di altri papà e mamme: le prime due denunce sono state immediate, nei giorni successivi ce ne sono state altre cinque al punto da spingere l’immediato intervento delle forze dell’ordine che hanno sottoposto l’allenatore a un lungo interrogatorio e sequestrato il cellulare (con fotografie e messaggini ritenuti sospetti) salvo poi rilasciarlo “con obbligo di dimora e divieto di comunicare con l’esterno (chiusi i profili “social“)“ in attesa di chiudere le indagini.

La società, stupita e amareggiata, ha sospeso subito il proprio tesserato e anche il Comitato Regionale Lombardo in pieno accordo col Settore Giovanile Scolastico è pronto a intervenire in maniera severissima e (a prescindere dall’inchiesta penale) a chiedere la radiazione del tecnico che già da due anni lavorava con la scuola calcio a sud di Varese.

In realtà si è scoperto che in passato numerosi episodi “sospetti“ (con relative denunce e allontanamenti da parte dei club) avevano già coinvolto l’allenatore di origini piemontesi e “abilitato“ nel 1994-1995 (patentino Uefa B). La prima inibizione nella stagione successiva, poi un’altra sospensione qualche mese dopo e continui cambi di panchina nel suo territorio. Nel 2007, dopo altre problematiche per comportamenti ambigui, il tecnico si autosospese dall’albo salvo voi chiederne la revoca (e quindi essere riammesso) nella stagione 2015-2016.

Da lì una nuova “vita“ ma ancora con le stesse ombre: il “mister“ cambia regione, dal Piemonte si sposta in Lombardia (prima nella provincia di Milano poi in quella di Varese), rimedia altre squalifiche e incassa nuove accuse, spesso “soffocate“ dalla paura di denunciare o di esporsi. "Si presentano in maniera gentile, sembrano persone normalissime, ma poi bastano alcuni atteggiamenti per capire veramente chi sono questi soggetti", ci confida un dirigente della Figc che da anni si batte contro le molestie sessuali nello sport. Con la speranza che adesso anche altri escano allo scoperto per denunciare. Per proteggere i ragazzi. Per salvare lo sport. Per eliminare il marcio.