
di Lorenzo Crespi
Sotto le sue forbici sono passati i personaggi più illustri della Varese degli ultimi cinquant’anni. Per Alfio Radicioni, umbro di origine ma varesino d’adozione, è giunta ora la meritata pensione. Lo scorso 31 dicembre ha detto addio per sempre alla professione di parrucchiere e barbiere, che gli ha regalato tante soddisfazioni e incontri speciali. Nell’arco della sua lunga carriera ha girato tra diverse botteghe. Gli anni più importanti li ha vissuti in corso Matteotti e in via Volta, mentre negli ultimi tempi esercitava nel negozio di un collega in via Bernascone, di fronte al cinema. Tutto ebbe inizio negli anni ’60. "Arrivai in Lombardia nel 1963 – spiega – mio papà si era trasferito per motivi di lavoro. Iniziai come parrucchiere ad Albizzate e poi nel ‘66 mi spostai a Varese, presso un’importante bottega del centro. Il proprietario si chiamava Iles ed era un tipo molto estroso. Per me fu una fortuna: è lì che ho imparato il mestiere".
Era un periodo di fermento a Varese, e Radicioni era quotidianamente a contatto con i protagonisti dell’epoca. "C’erano magistrati, industriali, tante personalità importanti. Giovanni Borghi era un cliente del negozio di corso Matteotti. Avevamo una scacchiera: lui e gli altri clienti nell’attesa giocavano a scacchi. Spesso ordinava da Zamberletti una bottiglia con i pasticcini e facevamo le bicchierate". Erano gli anni della grande Ignis e ovviamente tra i clienti non mancavano gli assi del basket, da Meneghin agli americani. Tra i tanti personaggi che Radicioni ricorda con affetto c’è Piero Chiara. "È stato un cliente assiduo, che si faceva servire solo da me. Un tipo molto particolare, come persona rispecchiava tanto i libri che ha scritto. Era simpatico, c’era un bel rapporto". Infiniti gli aneddoti che il parrucchiere dei vip può raccontare, tra cui anche uno spaccato di una Varese glamour degli anni ’70. "Un giorno vennero a girare un film con Lando Buzzanca – ricorda – il set era nella piazza del Garibaldino e tutte le persone della produzione venivano da noi a farsi le acconciature". Ma la sorpresa più grande ci fu nel 2000, quando l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga fu ricoverato per un’operazione all’ospedale di Circolo. "Una sera mi chiamarono a casa: qualcuno aveva fatto il mio nome a Cossiga, che aveva bisogno di un parrucchiere. Il mattino dopo andai in ospedale e gli feci la barba e presi accordi col capo della scorta per i giorni seguenti".
L’ex presidente, all’epoca senatore a vita, si fermò in città per una lunga convalescenza al Palace Hotel, che durò diverse settimane. In quel periodo fu Radicioni a prendersi cura di lui. "Il primo giorno mi passarono a prendere in pausa pranzo. I vicini di negozio mi videro salire sulla macchina dei carabinieri e pensarono che ero stato arrestato. Per un mese andai in hotel tre volte a settimana per fare shampoo e manicure. Gli piaceva molto chiacchierare e nacque una certa amicizia, parlavamo delle nostre famiglie. Gli ultimi giorni, quando si era ripreso, mi aspettava nella hall dell’albergo e bevevamo un aperitivo insieme". Proprio questo rapporto di complicità con i clienti è stato uno dei tratti distintivi della carriera di Radicioni, che ricorda molto volentieri l’amicizia e la confidenza che si veniva a creare con la clientela. "È importante la capacità in questo mestiere – osserva – ma il parrucchiere è anche un posto dove ci si può confidare, si danno e si chiedono tanti consigli". Ora Radicioni si dedicherà alla pensione e all’amata Cuba, dove non vede l’ora di poter tornare.