Caso Uva, assoluzioni confermate in Cassazione

La suprema corte chiude il caso: esultano poliziotti e carabinieri

Giuseppe Uva

Giuseppe Uva

Varese, 9 luglio 2019 - La Corte di Cassazione rigetta il ricorso sul caso di Giuseppe Uva. L’artigiano varesino di 48 anni morto all’ospedale di Circolo nella notte tra il 13 e il 14 giugno 2008, per la giustizia, non fu picchiato a morte da poliziotti e carabinieri. Confermata, quindi, l’assoluzione con formula piena per sei agenti di polizia e due carabinieri, accusati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona. Lo stesso esito dei processi di primo grado e di Appello.

La suprema corte mette la parole fine su una vicenda che ha fatto discutere fin dalle prime battute dei processi. Da una parte la famiglia di Pino, in primis la sorella Lucia, che da sempre ha chiesto di esplorare la possibilità che il decesso sia stato provocato da percosse inflitte dalle forze dell’ordine che tenevano in custodia il 48enne, dopo che era stato bloccato con l’amico Alberto Biggiogero mentre spostava alcune transenne in centro a Varese. Dall’altra le forze dell’ordine che, con i loro avvocati, hanno sempre sostenuto la legittimità della loro condotta. «Penso sia il momento più bello della mia vita - ha detto Luigi Empirio, uno dei poliziotti imputati - dopo la nascita dei miei figli. È la fine di undici anni di vita distrutta e dignità calpestata».

Delusione, invece, per la parte civile, rappresentata dagli avvocati Fabio Ambrosetti e Alberto Zanzi. «Senza verità non c’è giustizia - aveva detto Lucia Uva prima dell’ingresso dei giudici in camera di consiglio - Dopo anni io non mi arrendo». Il pg della Cassazione aveva chiesto un nuovo processo d’Appello, per sentire tre testimoni.