FEDERICO MAGNI
Cronaca

ThisGelo, papà senegalese, madre di Varese e il rap in dialetto: “io, gli stranier, i terun e i pulentun (così mi capiscono anche gli anziani)”

Il cantante Lorenzo Pellegrini e l’idea in musica: “La lingua? Me l’ha insegnata la nonna. Le rime vengono bene”

Lorenzo Pellegrini in uno dei suoi video

Lorenzo Pellegrini in uno dei suoi video

Varese – Il video si apre con due anziani che borbottano al bancone di un bar: “L’è pù la Vares d’una volta, pien da stranier in gir a fa nagot”. “Non è più la Varese di una volta, pieno di stranieri in giro a non far nulla”. In quell’istante entra un ragazzo di colore: “Ciao Gigi, te ma fet un bicer da ross, quel bun”. “Ciao Gigi, mi fai un bicchiere di rosso, quello buono”.

L’accostamento fra il dialetto lombardo e una certa idea politica non è mai stato superato del tutto. La convinzione cioè che chi si occupa della bella parlata di una volta debba per forza sposare idee conservatrici, se non addirittura razziste. Un peso che si portano addosso scrittori, esperti e artisti che utilizzano tutte le sfumature del lumbard per dare sfogo al loro estro. Ma proprio perché è una lingua, il dialetto può essere insegnato e imparato, anche da chi magari affonda le radici in un’altra terra. ​​​​​​A dare una scossa ecco che arriva un ragazzo per metà senegalese e metà varesino che, in un bel dialetto, racconta la diversità e l’inclusione.

Lorenzo Pellegrini, in arte ThisGelo, mette in rima il varesotto e nei suoi pezzi rap parla delle contraddizioni, dei muri con cui ha dovuto fare i conti, superati spesso proprio grazie alla lingua dei nonni e all’ironia. “A ma disan turna a cà. Ghe rispundi: sun lumbàrd”. “Mi dicono torna a casa. Gli rispondo: sono lombardo”. Ampio è il bagaglio di parole e di modi di dire che ThisGelo utilizza rispettando fino alla scrupolo le intonazioni, gli accenti, le inflessioni vocali che sono proprie del dialetto, chiamiamolo lombardo, ma con radici milanesi, anche se da contrada e contrada si modifica un po’. “Me capisan, senza el dialett faseven fatica”. “Mi capiscono, senza il dialetto facevano fatica”. In “Brööd” si esibisce raccontando alcuni tipici modi di dire: ecco ovviamente “negar me un scurbatt”, “nero come un corvo” e “l’ultima roda del car”, che non necessita di traduzione. Anche nei video mette in scena l’apparente contrasto: “Eren semper drè a dì di negar e di terun, ma un negar pulentun, l’ha mai vist ancora nissun”. “Stavano sempre a parlare di neri e terroni, ma un nero polentone non l’ha ancora visto nessuno”.

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ThisGelo con la maglia di Andrea Meneghin

Da dove viene il legame con questa lingua antica?

“L’ho imparata da mia nonna. Sono cresciuto con lei dai 5 ai 15 anni. Ogni tanto mi incuriosiva, ma all’epoca non mi piaceva. Lo associavo a qualcosa di lontano, solo agli anziani”.

Poi con la musica cosa è successo?

“Ho scoperto che suona bene e fare le rime viene facile. A volte suona bene come l’inglese, il francese o il napoletano e mi diverte fare qualcosa che si era sentita poco finora”.

Il dialetto lombardo è stato spesso accostato a una certa idea politica e invece tu racconti l’integrazione...

“È una scelta stilistica. Ho trovato questo accostamento fra il mondo degli anziani e i ragazzi di seconda generazione. Mi sembrava ci fosse questo contrasto. Non vorrei fare politica nei miei pezzi, ma ripeto dei concetti che ho sempre sentito. Detti dalla mia prospettiva, contando sul fatto che sono proprio io a dirli, fa un effetto strano per qualcuno”.

Le sono capitate situazioni come quelli che racconta nei video?

“Ho visto che molta gente aveva captato una critica sociale-politica. In realtà poi va a finire che le persone anziane sono felici di vedere gente con origini diverse interessarsi alla loro cultura. A tanti fa piacere e infatti nel mio pubblico ci sono anche persone di una certa età che mi scrivono per farmi i complimenti. In fondo i ragazzi qui parlano poco il dialetto. È una lingua che rischiamo di perdere e chi non ha avuto la possibilità di crescere con una nonna come la mia non ha nemmeno gli strumenti di capire cosa significhi”.

Ora fa pezzi solo in dialetto?

“Sto concludendo un album che uscirà a marzo. Si chiamerà “Vares’hot“ e sarà tutto in dialetto. Poi più avanti tornerò a fare pezzi in italiano, magari mixando un po’ le due cose”.